È stata pubblicato il comunicato stampa della Commissione Federale di Valutazione e Controllo Euthanasia, che riguarda i dati dell’eutanasia per l’anno 2022

È stato pubblicato il comunicato stampa riguarda la presentazione della relazione della Commissione Federale di Valutazione e Controllo Eutanasia (la FCCE) con i dati dell’eutanasia per l’anno 2022. Un’analisi dettagliata di detti dati sarà pubblicata nella relazione biennale (2022/23) della Commissione, che sarà pubblicata durante 2024.

Leggero incremento delle segnalazioni e natura dei casi (i dati tra parentesi si riferiscono al 2021)

Nell’anno 2022 c’è stato un leggero incremento del numero di segnalazioni di eutanasia ricevute dalla Commissione: da 2.699 nel 2021 a 2.966 nel 2022 (più 9,85%) rappresentando  2,5% (2,4%) dei 116.500 (112,300) decessi avvenuti. L’incremento medio per il periodo 2017 – 2022 dei decessi ammontava a 5,5%. La popolazione alla fine del 2022 era di 11,6 milioni residenti.

Seguono alcuni dettagli sulla natura dei casi:

Lingua:             fiammingo:     2089 – 70,4                (2.006 – 77,3%);                                             

francese:         877 – 29,6%                (693 – 25,7%);

Sesso:             donna:            1.472 – 49,6                (1.327 – 50,8%);

                        uomo:             1.494 – 50,4%             (1.372 – 49,2%).

Metodo:         In Belgio è consentito solo l’eutanasia attiva: il medico somministra il farmaco letale.

Natura dell’affezioni:

tumori: 1.776 – 59,9%                                    (1.696 – 62,8%);

affezioni del sistema nervoso (SLA, Parkinson): 264 – 8,9%  (213 -7,9%);

affezioni del cuore e dei polmoni (non causato da un tumore):

179 – 6,7%      (162 – 6,0%)

combinazione di affezioni (poli patologia):    582 – 19,6%    (478 – 17,7%);

disturbi psichiatrici e cognitivi:                       66 – 2,3%        (51 – 1,9%):

Altre affezioni:                                                79 – 2,5% (      (101 – 3,8%)

Natura della sofferenza:       

fisico e psichico:          2.147 – 72.4% (2.162 – 80,1%);

solo fisico:                   753 – 25,4%    (481 – 17,8%);

solo psichico               66 -2,2%:         (56 – 2,1%). In questo caso le sofferenze possono essere anche di carattere somatico, per esempio un malato di cancro dove le sofferenze sono mitigate con antidolorifici; quindi, può risentire solamente della sofferenza psichica, per esempio, la perdita di dignità e/o dell’autonomia.

Età:                 minori:                        0                      (0)

da 18 a 59 anni:          315 – 10,6%    (329 – 12,3%);

da 60 a 69 anni:          577 – 19,5%    (537 – 19,9%);

da 70 a 79 anni:          823 – 27,7%    (746 – 27,6%);

da 80 a 89 anni;          867 – 29,2       (791 – 29,3%):

da 90 anni in poi         384 – 13,0%    (294 – 10,6%).

Stato della malattia:

terminale: 2.452 – 82,7% di cui 59,9% malati sofferenti di tumori

(2.269 – 84,0%, di cui 71,3% malati sofferenti di tumori);

non terminale: 513 – 17,3% (430 – 16%): incremento originato soprattutto da casi di poli patologia: nel 2022 – 239 contro 191 nel 2021.

Luogo del decesso:

abitazione:                              1.498 – 50,6%             (1.465 – 54,3%);

ospedale:                                943 – 31,8%                (799 – 29,6%)

 di cui 231 – 7,8% nel reparto di cure palliative. Nessun data disponibile per 2021

case di riposo e di cura:          486 – 16.4%                (387 – 14,3%);

altri:                                         39 – 1,3%                   (48 – 1,8%).

Pendio scivoloso

I decessi in seguito all’eutanasia di malati psichiatrici e dementi nel periodo 2018/2022 erano rispettivamente 57 (2,4%) – 49 (1,8%) – 43 (1,8%), 51 (1,9%), 68 (2,3%). Il numero basso dei casi mostra la prudenza dei medici e psichiatri nell’applicazione dell’eutanasia per questa categoria di malati, segno che del pendio scivoloso non c’è l’ombra.

Altre osservazioni e spiegazioni

Il gruppo di pazienti più importante in numero sono i pazienti con una malattia oncologica. Riguardava principalmente il tumore dell’apparato digerente, le vie respiratorie e il seno. I motivi per richiedere l’eutanasia includevano metastasi sintomatiche non curabili, esaurimento delle opzioni terapeutiche o il probabile insuccesso di altre e l’estesa recidività del tumore, non trattabile. È stato ripetutamente riportato che i trattamenti palliativi convenzionali non erano in grado di controllare il dolore in modo accettabile per l’individuo.

Il processo inarrestabile di deterioramento e/o paura di ulteriori sofferenze senza prospettive, causa inoltre sofferenze psicologiche.

Dopo le malattie oncologiche, la poli patologia è il motivo più importante per richiedere eutanasia. I malati soffrivano di una combinazione di diverse condizioni gravi e incurabili e per 41% il loro decesso non era previsto a breve termine.

La sofferenza dei pazienti con poli patologia è sempre causata da una combinazione di varie condizioni croniche che evolvono verso uno stadio finale. Anche nella poli patologia la sofferenza deve avere una base medica. La sensazioni di vita compiuta, la stanchezza di vivere o la vecchiaia, in assenza di una condizione grave e incurabile, non costituiscono motivo per richiedere l’eutanasia.  

Il numero di richieste di eutanasia eseguito sulla base di disturbi psichiatrici e cognitivi rimane stabile e è piuttosto basso. In tutti questi casi è stato possibile stabilire che i requisiti stabiliti dalla legge erano soddisfatti (un paziente capace di intendere e volere, una richiesta scritta, una condizione clinicamente disperata, una sofferenza insopportabilmente persistente e intrattabile causata da una malattia grave e incurabile e una richiesta ripetuta).

  • Disturbi psichiatrici

Nel corso del 2022 è stata applicata l’eutanasia a 26 pazienti psichiatrici. Il numero di pazienti è rimasto sostanzialmente invariato rispetto al periodo dal 2019 a 2021 (25 nel 2019, 22 nel 2020 e 24 nel 2021). Tutti i casi sono stato considerati non curabili da tre medici di cui almeno uno psichiatra.

  • Disturbi cognitivi

Nel corso del 2022 è stata applicata l’eutanasia a 40 pazienti con disturbi cognitivi come l’Alzheimer e capaci di intendere con un incremento di 14 casi in raffronto con 2021 (26) mentre per gli anni periodo 2019 e 2020 i casi sono stati 26 nel 2019 e 22 nel 2020. Per demenza si intende una condizione incurabile in cui sono influenzati sia il contenuto della coscienza che il grado di coscienza.

Nessun caso di violazione dei requisiti richiesti dalla legge era di una tale gravità da rinviare il medico al Pubblico Ministero. Si osserva a proposito che dal entrata in vigore della legge, 2002, fino a 2022 nessun medico è stato condannato per avere violato i criteri di accuratezza e i medici denunciasti sono tutti assolti.

Johannes Agterberg      10 marzo 2023

Premessa

In quest’anno del 20° anniversario della legge sull’eutanasia, l’esame di questo rapporto consente di individuare le tendenze significative che si stanno manifestando nel corso degli anni. dall’entrata in vigore della legge. Certo, sarebbe auspicabile che in Belgio si effettuasse uno studio trasversale riguardo tutte le decisioni mediche del fine-vita, compresa la sedazione profonda permanente e il rifiuto dell’eutanasia.

La CFCEE, con l’informazione attualmente a disposizione, non è in grado di valutare la proporzione del numero di casi di eutanasia segnalati rispetto al numero effettivo di eutanasia praticata. Va ricordato che solo le segnalazioni dei casi che hanno intenzionalmente ed effettivamente posti fine alla vita (art. 2 della legge del 2002 sull’eutanasia) soddisfano la definizione legale di eutanasia. L’uso frequente alla fine della vita di varie farmaci non letali oppure di dubbia natura letale (in particolare la morfina) non è quindi da definire come eutanasia, anche se potrebbe accelerare la morte. Quindi, se almeno il certificato di morte sarebbe più dettagliato e distinguerebbe tra la somministrazione di alte dosi di oppiacei, la sedazione profonda terminale, l’interruzione di trattamento ed eutanasia o anche il suicidio assistito (che non è previsto dalla legge salvo in casi eccezionali), potremmo avere un quadro più completo delle pratiche mediche riguardo il fine-vita.

In attesa di questo auspicato studio, il rapporto CFCEE rimane l’unico strumento disponibile per comprendere la realtà dell’eutanasia in Belgio.

Va notato, tuttavia, che le statistiche per gli anni 2020 e 2021, anni della crisi sanitaria, devono essere lette in base all’impatto del Covid.

Il numero di casi di eutanasia segnalati

Nel 2020 sono stati segnalati 2.445 casi di eutanasia (1,9% dei 126.850 decessi) rispetto ai 2.700 (2,4% dei 112.291 decessi) mentre nel 2019 i casi di eutanasia segnalati sono 2.657. Dall’entrata in vigore della legge, il 2020 è il primo anno in cui è stata registrata una diminuzione dei casi segnalati (meno 212 casi – 8,0%). La crisi sanitaria che ha colpito tutta la nostra società ha probabilmente avuto un impatto anche sulle applicazioni dell’eutanasia, in particolare durante i periodi di confinamento. Nel 2021 sono state segnalate 2.700 casi, ovvero pochi casi in più rispetto al 2019. Per 1,3% dei casi il paziente, il Covid ha contribuito ad aggravarsi della condizione di salute del paziente.

Evoluzione dell’eutanasia segnalate dal 22/9/2002 al 31/12/2021

Si è notato un incremento continuo dei casi di eutanasia dal 259 nel 2003 al 2.790 nel 2021. Fino a 2012 gli incrementi sono circa 300 ogni anno, una tendenza che si appiattisce negli anni successivi. Si può concludere che dal 2019 in poi il numero dei casi è stabile.

 

Lingua delle segnalazione

Dall’entrata in vigore della legge, sono stati sollevati interrogativi in merito al delta tra le segnalazioni scritte in lingua olandese (nl) e quelle in francese (fr). In linea di principio, basato sulla popolazione della Fiandra e la Vallonea dovremmo avere una proporzione tra il 60% (nl) e il 40% (fr). Tuttavia, il primo rapporto per gli anni 2003-2004 elencava 83% (nl) e 17% (fr). Nel corso degli anni, questo delta tende a diminuire. Pertanto, per gli anni 2020-2021, la proporzione è del 75% (nl) e il 25% (fr). Detto questo, va osservato che se notiamo un aumento delle segnalazioni in francese, dobbiamo notare allo stesso tempo una diminuzione delle segnalazioni in olandese: 2019: 2.054; 2020: 1.835; 2021: 2.007. Si suppone che le cause possano essere di natura culturale, la Fiandria è più secolarizzata, oppure il maggior ricorso alla sedazione continua permanente dei medici francofoni. In assenza però dell’auspicato studio trasversale, è impossibile avanzare un’ipotesi precisa per spiegare questa diminuzione delle segnalazioni in olandese e la causa del divario delle segnalazioni in francese e olandese. Anche il caso Tine Nijs potrebbe aver avuto il suo impatto. I medici capirono che non erano immuni da procedimenti giudiziari per l’accusa di un grave reato: omicidio per avvelenamento.

Riguardo il caso Tine Nijs, nel gennaio 2020, per la prima volta nella storia della pratica eutanasica belga, un medico curante e i due medici consultati sono coinvolti in una presunta causa per la violazione della legge per un caso di eutanasia e sono comparsi davanti ad un tribunale per “omicidio mediante avvelenamento”. Il processo si è tenuto davanti alla Corte d’Assise di Gand e riguardava l’eutanasia per sofferenza mentale causata da una malattia psichiatrica di una paziente di circa 30 anni, eseguita nel 2010. I membri della giuria dovevano decidere se nell’eutanasia i medici avessero violato le condizioni e la procedura stabilite dalla legge sull’eutanasia e, di conseguenza, avrebbero commesso un omicidio. La giuria ha deciso che i medici hanno seguito correttamente i requisiti di accuratezza previsti dalla legge e quindi sono stati assolti.

Poiché l’eutanasia sui pazienti psichiatrici rimane un argomento molto controverso, il processo penale ha provocato una tempesta mediatica e accese discussioni tra politici, medici e i cittadini.

Descrizione dei casi esaminati

La classificazione utilizzata è quella dei codici ICD-10-CM, obbligatorio negli ospedali a partire dal 2014. Il codice, chiamato “International Statistical Classification of Diseases” -utilizzato a livello mondiale. Il codice è un sistema chiuso di classifica e prevede soltanto una possibilità di classificare una malattia. Le affezioni, in primo luogo, vengono raggruppate per categorie, per sottogruppo e alla fine per diagnosi.

A. Le diagnosi

  1. Soprattutto casi di tumore

Per il 1° rapporto (2002/3), il CFCEE aveva già sottolineato che il tumore era la principale causa di eutanasia conclusione confermata in questo rapporto: 63,4% (3.262 casi). Si trattava di tumori con metastasi o gravemente mutilanti nei pazienti, la maggior parte dei quali era stata sottoposta a più trattamenti curativi e/o palliativi, spesso seguiti da équipe sanitario palliativo e la cui morte era prevedibile a breve termine.

La natura del tumore secondo il rapporto 2020/21 riguardava:

  • Apparato digerente                                             31,5%    027 casi;
  • Sistema respiratorio 20,6%       673 casi;
  • Seno    8,3%      270 casi;
  • Linfoidi, tessuti omeopatici e correlati    5,9%      193 casi

 

  1. Poli patologia: seconda causa

Questa diagnosi viene al secondo posto: 17,5% (900 casi). Frequentemente sono legate all’età, le poli patologie sono caratterizzate da una combinazione di malattie croniche refrattarie al trattamento. Va notato che questi pazienti possono anche avere un tumore. Non necessariamente ognuna delle malattie a sé porta alla morte; quindi, questi malati possono non essere in uno stato terminale della vita (334 casi)

 

  1. Disturbi del sistema nervoso

Questa diagnosi, che riguarda principalmente la sclerosi laterale amiotrofica (SLA o malattia di Charcot), la sclerosi multipla, il morbo di Parkinson e la corea di Huntington è la terzo causa di eutanasia: per un totale di 7,8% (402 casi).

  1. Malattie cardiovascolari e respiratorie

Si nota alcune variazioni rispetto agli anni precedenti. Tuttavia, è difficile trarre delle conclusioni per la mancanza di analisi più approfondite. La suddivisione secondo la natura della malattie è:

  • Patologie cardiovascolari: 3,6% (come per il periodo 2018/19); 2016/17: 3,9% e per 2014/15 5%;
  • Malattie respiratorie: 2,5% (2018/19: 2,8%; 3,9% per 2016/17 contro il 3% del 2014/15).
  1. Disturbi mentali e comportamentali.

Nei rapporti fino al 2014, “i disturbi mentali e comportamentali” sono stati classificati come condizioni neurologiche degenerative con importante sintomatologia psichica sotto il titolo generale di “disturbi   neuro-psichici “. Qualunque sia la terminologia utilizzata, questi casi rimangono marginali, anche se sono probabilmente quelli di cui si parla di più nei media. I 94 casi riguardano l’1,9%, di cui lo 0,9% (45 casi) sono disturbi psichiatrici (disturbi della personalità, depressione refrattaria, schizofrenia, ecc.) e l’1% (49 casi) disturbi cognitivi (morbo di Alzheimer, demenza vascolare, demenza di Lewy, ecc.).

 

B. Stato della malattia al momento del decesso.

Il 15,8% (741) dei casi di eutanasia riguarda casi di malattie incurabili che causano grandi sofferenze ma la cui morte non era prevedibile entro un anno.

C. L’età

L’eutanasia rimane rara per i pazienti sotto i 40 anni di età. Sono soprattutto i pazienti tra i 70 e i 90 anni (67,1% – 3.959 casi) a richiedere l’eutanasia. Tuttavia, questi sono anche quei gruppi di età che hanno un alto tasso di mortalità in generale. Un ulteriore suddivisione per età è la seguente:

  • Da 70 a79 anni 28,2%    450 casi
  • Da 80 a 89 anni 28,3%    455 casi
  • Da 90 a 99 anni 10,6%        545 casi

Succede che anche i centenari chiedano l’eutanasia (3 nel 2020 e 7 nel 2021). Nessun caso di eutanasia di minori è stato segnalato per gli anni in oggetto. Il 28 febbraio 2014 il legislatore ha esteso l’eutanasia ai minori. Finora sono stati segnalati solo 4 casi.

D. Il luogo dell’eutanasia

Per il periodo 2016/17, era stato notato che il 59% dell’eutanasia è stata effettuata presso il domicilio del paziente (45,1% dei casi), in una casa di cura o riposo (13,9% dei casi), 38,9% dei casi in ospedale e 2,1% in vari contesti. Rispetto al 2014/ 2015, si è registrato un aumento dell’eutanasia effettuata a domicilio (44,6%) e nelle case di cura e riposo (12,1%). Questa tendenza è proseguita nel 2018/19: 45,3% a casa (2.569 casi), 15,2% nelle case di cura, il 37,3% negli ospedali e 2,2% in vari contesti (ad esempio la casa di un parente). Nel 2020/21 va evidenziata una netta diminuzione dell’eutanasia eseguita negli ospedali: 30,4% (1.735 casi). Per i decessi negli ospedali nel 2021, 149 pazienti erano sottoposti a cure palliative. Per le case di cura e riposo si è registrata una diminuzione nel 2020: 12,3% – 301 casi e per 2021 14,4% – 388 casi, raggiungendo una media del 13,4%. L’aumento più significativo è stato dei decessi avvenuti casa: 54,3% (2.791 casi) un incremento nel confronto del 2018/19 del 10,8% in valori assoluti.

E. Le sofferenze

Nella maggior parte dei pazienti, diversi tipi di sofferenze, sia fisici che psichici, erano presenti contemporaneamente. La sofferenza è stata descritta come costante, insopportabile e non alleviabile. Tra le sofferenze fisiche più spesso menzionate, è necessario notare il soffocamento, l’ostruzione digestiva con vomito, il dolore costante; Per quanto riguarda la sofferenza psicologica, la dipendenza di altri, la perdita di dignità e la disperazione sono le più frequenti.

Si noti la confusione che persiste tra la causa, la malattia psichiatrica, e la conseguenza, la sofferenza psichica. Una malattia somatica può causare sofferenza psicologica, proprio come una malattia psichica può causare una sofferenza fisica.

F. Le tecniche

Vengono utilizzate principalmente due tecniche: endovenosa (99,6%) o orale (0,4% – 22 casi). Detti 22 casi di eutanasia sono stati eseguiti con una auto somministrazione dal paziente di barbiturici. Tale procedura, non prevista dalla legge, può essere descritta come “suicidio assistito dal medico”. La CFCEE ha ritenuto, come nei suoi precedenti rapporti, che tale procedura sia consentita dalla legge solamente quando i requisiti giuridici per accogliere una richiesta di eutanasia siano stati rispettati e che l’applicazione sia avvenuta sotto la responsabilità del medico che deve essere presente e pronto ad intervenire. La legge non impone, infatti, questa tecnica da usare per praticare l’eutanasia. Anche l’Ordine dei Medici si è espresso in questa direzione. Si può quindi affermare con certezza che il suicidio medicalmente assistito esiste in Belgio. Alcuni vedono l’autosomministrazione come la più chiara espressione dell’autonomia e della volontà del paziente. Tuttavia, va notato che pochi pazienti e medici preferiscono la via orale. Questo metodo non appare tra le informazione che deve essere specificata dal medico come parte della segnalazione al CFCEE.

Per aiutare i medici nel difficile compito è stato pubblicato l’opuscolo “Eutanasia” che viene regolarmente aggiornato e contiene i protocolli raccomandati per applicare l’eutanasia, sia per via endovenosa che orale. Specifica, inoltre, la procedura da seguire per l’uso del Propofol. Potrebbero effettivamente esserci problemi della disponibilità del Thiobarbital.

 

G. E per quanto riguarda la disposizione anticipata di trattamento (DAT)?

Il numero di casi di eutanasia effettuati sulla base di una DAT rimane marginale, con una tendenza a diminuire che si osserva di anno in anno: solo 0,6% (31 casi) contro 1% (49 casi) nel 2018/17. Formalità legata alla DAT e confusione riguardo il campo di applicazione? Ricordiamo le condizioni previste dalla legge per l’esame di una di una DAT da parte di un medico cioè il paziente deve essere affetto da una malattia da un incidente o da una patologia grave e incurabile, deve essere incosciente e questa situazione deve essere irreversibile secondo lo stato attuale della scienza.

L’interpretazione che ne è stata fatta ha portato i medici ad accettare di applicare l’eutanasia sulla base di una DAT solo nei casi di un coma vegetativo. Si nota un’esigenza della società: permettere a ciascuno di specificare il contesto, le condizioni del malato (ad esempio non riconoscere più i propri cari) in cui desidera che l’eutanasia sia applicata quando non sarebbe più in grado di confermare la sua richiesta come indicato nella DAT.

 

H. Malati residenti all’estero

La domanda spesso sollevata dai media: eutanasia per pazienti che non vivono in Il Belgio? La legge non prevede un requisito di nazionalità o residenza. Tuttavia, proprio come il paziente residente in Belgio, il paziente deve assolutamente soddisfare tutti i requisiti previsti dalla legge.

Da marzo 2021, ai medici è stato chiesto di specificare il luogo di residenza del paziente, Belgio o un altro paese, nella segnalazione inviata che alla CFCEE. Sono stati segnalati 79 casi, di cui 49 per il 2021. Di questi 49 pazienti non residenti nel 2021, 40 erano francesi.

Le associazioni belghe non sono a favore del turismo del fine-vita. Non è vietato l’assistenza di un interprete però indubbiamente sarà chiamato dalla CFCEE per informazioni, non conoscendo la lingua del malato, come è arrivato alla conclusione che i criteri di accuratezza siano rispettati. Di fatto non è possibile per pazienti esteri con malattie mentali.

 

I. Trapianti di organi dopo l’eutanasia

 Il primo caso in Belgio risale al 2005. Sono stati i pazienti a prendere l’iniziativa di proporre la donazione di organi dopo l’eutanasia. I medici non sono obbligati a menzionarlo nella loro segnalazione. Per il 2018/19, 11 casi erano menzionati invece 18 casi sono stati segnalati alla Società belga dei trapianti. Nel 2020 ci sono stati solo 3 casi e nessuno nel 2021. Non si può escludere che la crisi sanitaria spieghi questa forte diminuzione rispetto ai due anni precedenti. Secondo un recente studio effettuato net Paesi Bassi teoricamente per 10% dei decessi in seguito all’applicazione dell’eutanasia o l’assistenza al suicidio sarebbe possibile l’espletazione di organi.

 

J. Punto di attenzione da evidenziare

Sospensione dell’anonimato

Nel 2020 e nel 2021 sono state oggetto 418 segnalazioni che hanno richiesto la sospensione dell’anonimato. Alcuni membri della CFCEE mettono in dubbio la necessità di mantenere questa regola dell’anonimato, non perché non sia rispettata visibilmente e sistematicamente, ma in considerazione dei motivi che attualmente ne giustificano il mantenimento. Il legislatore lo ha previsto nella legge del 28 maggio 2002 per evitare che i medici siano considerati come “il medico che compie l’eutanasia” e quindi stigmatizzati. Dopo 20 anni di applicazione della legge, sembra che questo pericolo non esista più. In ogni caso, anche quando si devi consultare la sezione I della segnalazione, il nome del medico non viene rivelato. È importante notare che nei Paesi Bassi questa regola dell’anonimato non esiste per le segnalazioni. I giudizi pubblicati in Olanda non indicano i nomi dei medici. Inoltre, si osserva che i membri delle Commissioni, siano essi nei Paesi Bassi o in Belgio, sono tenuti al segreto professionale. L’abolizione dell’anonimato porrebbe fine anche alle discussioni sulle segnalazioni dei medici che siedono nella CFCEE.

Questo era il testo in merito all’anonimato del rapporto per gli anni 2020/21. Si può sottolineare quanto questa osservazione sia stata preveggente alla lettura della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) del 4 ottobre 2022, causa Mortier vs. Belgio. La CEDU ha convalidato la legge belga del 28 maggio 2002 sull’eutanasia e il caso ad essa sottoposto. La CEDU ha inoltre accettato il principio del controllo a posteriori e la composizione della CFCEE. All’interno di questa CFCEE possono però sedersi medici che hanno applicato l’eutanasia con il rischio, visto l’anonimato che sia il medico è chiamato a giudicare la sua applicazione. La CEDU ha criticato questa apparenza di non indipendenza della CFCEE in quanto è a esclusiva discrezione del medico interessato di astenersi alla discussione della segnalazione che lo riguarda. Spetta al legislatore adottare una correttiva della legge.

 

Il modulo di segnalazione è composto da due sezione:

  • Sezione I con l’informazione personale. Il documento potrà essere consultato soltanto dopo il voto favorevole della CFCEE;
  • Sezione II con informazione riguarda la condizione del paziente e la procedura.

Le due sezioni sono inviate separatamente e la CFCEE e in principio soltanto la sezione II è esaminato.

Le decisioni della CFCEE per 2020/21 sono divise come segue:

  • Approvazione senza ulteriori esami 600     (70,0%);
  • Apertura sezione 1 per ragioni amministrative    716     (13,9%);
  • Apertura sezione 1 per precisazione della procedura     439    (8,3%);
  • Apertura sezione 1 per osservazioni                …400     (7,8%)
  • Segnalazione alla Procura del Regno    zero

La percentuale di 30% di aperture della sezione trae in inganno. Sembra che i medici belgi siano poco seri nell’applicazione dell’eutanasia. È al contrario: va interpretato come un chiaro segno della serietà della CFCEE nel giudicare le segnalazioni ricevute.

7,8% delle segnalazioni, è giustificato unicamente dalla volontà della CFCEE di segnalare al medico, principalmente a fini informativi e educativi, imperfezioni nelle sue risposte o errori di interpretazione relativi alle procedure seguite. Tuttavia, quest’ultimo non ha messo in discussione il rispetto dei requisiti legali. In questi casi, quindi, non è stata richiesta alcuna risposta da parte del medico.

Per 13,9% delle segnalazioni, l’apertura della parte I (per motivi amministrativi) era intesa a ottenere dal medico informazioni supplementari richieste dalla CFCEE in merito a uno o più punti del documento compilati in modo errato, non sufficientemente compilati o non compilati. La maggior parte di questi punti riguardava informazioni amministrative o dettagli procedurali mancanti. Le risposte fornite di volta in volta dal medico curante, hanno fornito le informazioni utili e le dichiarazioni sono state accettate. Ciò riguarda molto spesso la sub sezione 6 della parte II della segnalazione, relativa alla richiesta del paziente. Al medico viene chiesto di indicare sulla base di quali elementi si è assicurato che la richiesta è stata fatta, da un lato, in modo ponderato e ripetuto e, dall’altro, volontariamente e senza pressioni esterne. Non è sufficiente che il medico si limiti ad affermare che è stato effettivamente così; Egli deve indicare, anche brevemente, le circostanze concrete da cui ha potuto dedurlo (è sufficiente l’indicazione, ad esempio, che la richiesta sia stata fatta in numerose occasioni per diversi mesi, sia per quanto riguarda la natura riflessiva e ripetuta della natura volontaria e senza pressione da terzi).

In rari casi, le dichiarazioni sono state accettate dalla CFCEE anche se l’uno o l’altro punto procedurale non era stato seguito alla lettera, ma in ogni caso garantendo l’assoluto rispetto dei requisiti legali (richiesta volontaria, ponderata e ripetuta di un paziente cosciente e capace di decidere, sofferenza costante, insopportabile e invalidante, derivanti da una condizione grave e incurabile e la situazione medica è senza speranza).

 

K. Raccomandazioni

La CFCEE ha chieste l’attenzione su tre raccomandazioni, già indicate nel rapporto 2018/19:

  • Realizzazione di studi scientifici a livello nazionale su tutte le decisioni mediche alla fine della vita;
  • Informazione ai cittadini;
  • Per quanto riguarda il funzionamento della CFCEE:
  • risolvere problema del bilancio, fondi in gran parte insufficienti per compiere adeguatamente il compito attribuito
  • introduzione di un modulo elettronico per le segnalazioni.

Johannes  Agterberg       7 gennaio 2023

 

Fonti:

  • Commission Fédérale de Contrôle et d’Evaluation de l’Euthanasie: Rapport Euthanasie 2022.Per il rapporto in lingua francese si rimanda al sito https://organesdeconcertation.sante.belgiche.be/fr;
  • Rivista del 3° e 4° trimestre 2022 dell’Association pour le Droit a mourir en Dignité (ADMD belga): 10° Rapport de la Commission fédérale de controle et d’evaluation de l’euthanasie (années 2020 et 2021):
  • Document d’enregistrement d’une ethanasie
  • Associazione Luca Coscioni – blog Johannes Agterberg: 21 aprile 2022 Ecco i dati dell’eutanasia in Belgio nel 2021;
  • Sito finevitavolontario.it:
  • 8 maggio 2002 – Belgio: Testo della legge sull’eutanasia;
  • 23 luglio 2020 – Belgio: Eutanasia per non residenti.

È stata pubblicata la relazione delle Commissione Regionale di Controllo Eutanasia (l’RTE) per l’anno 2021.

INTRODUZIONI

Nel 2021, Le Commissioni Regionali di Eutanasia (l’RTE) hanno ricevuto 7.666 segnalazioni di eutanasia. Soltanto in 7 casi (0,09%), il giudizio della RTE era che il medico non avesse soddisfatto i requisiti di accuratezza come stabiliti dalla legge del 2002 – Legge sul controllo dell’interruzione della vita su richiesta e del suicidio assistito (la Legge) e ha inoltrato i giudizi alla Commissione Disciplinare dell’Ordine dei Medicj e al Pubblico Ministero che intanto ne ha archiviato 5. Per maggiori dettagli dei giudizi si vede in seguito. La conclusione più importante è quindi che anche quest’anno l’applicazione dell’eutanasia nei Paesi Bassi è stato molto accurato e prudente.

La parte del leone delle segnalazioni non ha sollevato alcun interrogativo dopo un attento esame da parte della commissione. In questa relazione annuale, un certo numero di queste relazioni è stato pubblicato in questo rapporto a seconda della natura della malattia. Una parte limitata di esse, è pubblicata sul sito web della RTE (www.euthanasiecommissie.nl). La valutazione di queste segnalazioni, che spesso riguardano pazienti anziani in fase avanzata di una malattia terminale, richiede il maggior impegno dell’RTE. 

Anche il dibattito sociale e politico sull’eutanasia è continuato nel 2021. I principali argomenti sono:

  • l’eutanasia per anziani relativamente sani che soffrono della stanchezza di vivere. Nel 2020 una proposta di legge in tal senso è stata presentata alla Camera dei deputati. Recentemente il Consiglio di Stato, su richiesta della Camera, ha analizzato la proposta e ha sconsigliato la sua discussione se non dopo una riformulazione secondo le indicazioni di detto Consiglio. 
  • l’eutanasia di minori tra 1 e 11 anni seguendo l’esempio del Belgio. È previsto che entro 2022 il Ministro della Sanità e il Benessere emetterà una regolamentazione, dopo l’approvazione del Parlamento.

L’RTE non interferisce in questo dibattito. Nell’ultimo anno è stata prestata invece molta attenzione all’aggiornamento del Codice Eutanasia 2018. Questo processo sarà completato nel 2022. Il Codice dell’eutanasia indica chiaramente gli standard di valutazione generali utilizzati dall’RTE. Questi sono distillati dai molti giudizi riguardo le segnalazioni. Il Codice crea chiarezza sull’applicazione dei criteri di accuratezza ed è quindi di grande importanza per il medico esecutivo. Il codice non è l’unico standard per il medico che applica l’eutanasia. Ad esempio, nel 2021 è stata pubblicata la nuova linea guida KNMG / KNMP (Ordini olandesi dei medici/farmacisti) per l’applicazione dell’eutanasia e del suicidio assistito. Le due pubblicazioni sono state tradotte in italiano. 1) 

Il numero di casi segnalati di eutanasia nel 2021 (7.666) è aumentato del 10,5% rispetto all’anno precedente. Significa anche un incremento in rapporto con i decessi (170.839) cioè 4,5% (nel 2020 4,1%). Non è dimostrato che la pandemia Covid ha influenzato detto numero. Sono segnalato solo 2 casi mentre 4 casi in concomitanza con altre malattie gravi. La valutazione della Legge, che sarà completata nel 2022 e pubblicata all’inizio del 2023, fornirà maggiore chiarezza su questo aspetto. 

La natura delle affezioni

Seguono alcuni dettagli sulla natura delle affezioni:

  • Sesso: donna: 3.837 (50,1%),

 uomini: 3.829 (51,3%);

  • Metodo: fine-vita volontario su richiesta (eutanasia): 7.459 (97,3%), 

assistenza al suicidio:      189 (2,5%) e 

una combinazione dei due metodi –        17 (0,2%);

  • Natura dell’affezioni: 

Nel 89,0% della segnalazioni (6.824) si trattava di malati di:

tumori 3.684 (61,1%):

affezioni del sistema nervoso   501 (6,5%) per esempio Parkinson e SLA;

affezioni del cuore e le arterie non causato da tumore 349 (4,6%)

affezioni ai polmoni non causato da tumore 237 (1,3%), 

combinazione di affezioni 1053 (13,2%). 

Riguardo la demenza dalle 215 segnalazioni (3%), 6 hanno coinvolto pazienti in uno stadio molto avanzato di demenza. Questi pazienti non erano più in grado di riconfermare la loro richiesta d’eutanasia. In questi casi la dichiarazione di volontà è stata decisiva per determinare la volontarietà. Per questi casi, secondo una recente sentenza della Corte Suprema non va considerata solo la dichiarazione di volontà ma anche il contesto intorno al malato come, per esempio, la volontà espressa dal malato di terminare la vita ai familiari o agli infermieri.

Per 209 segnalazioni, la demenza ha costituito la base della sofferenza nella fase iniziale. Riguardava i pazienti in una fase di demenza, in cui avevano ancora una visione (dei sintomi) della loro malattia, come la perdita di orientamento e personalità. Sono stati considerati capaci di esprimere la loro volontà per quanto riguarda la loro richiesta di eutanasia perché potevano ancora prevedere le conseguenze della loro richiesta. Il giudizio 2021-86, pubblicato nel capitolo 2, ne è un esempio.

Per 115 (1,7%) segnalazioni, la sofferenza era causata da uno o più disturbi psichiatrici. Di questi casi, il medico segnalante era 51 volte uno psichiatra, 23 volte un medico generico, 3 volte uno specialista in medicina geriatrica e 38 volte un altro medico. In 83 casi in cui l’eutanasia è stata concessa a un paziente sulla base dei suoi disturbi psichiatrici, il medico esecutivo era affiliato al CENTRO. Nei giudizi in cui i disturbi psichiatrici costituiscono la base della sofferenza, il medico deve mostrare grande cautela. Si osserva inoltre che è obbligatorio la consulenza di un terzo medico psichiatra. Per i casi complessi di eutanasia applicati dal CENTRO la richiesta è discusso infine da un comitato composto da uno psichiatra, un etico e un giurista. La prudenza è confermata dal fatto che nel 2020 il CENTRO ha accolto soltanto 7% delle richieste ricevute. 

Un accumulo di malattie legati all’età (poli patologia) – come cecità, sordità, osteoporosi (decalcificazione ossea) e le sue conseguenze, artrosi (usura delle articolazioni), problemi di equilibrio, declino cognitivo (diminuzione della conoscenza e del sapere) – può anche essere la causa di sofferenze insopportabili e senza prospettive di miglioramento. Questi disturbi, spesso degenerativi, di solito si verificano nell’età più elevata e possono formare una somma di disturbi correlati. Possono portare a sofferenze che in connessione con la storia della malattia, la biografia, la personalità, il modello di valore e la capacità di sopportazione del paziente è vissuto dal paziente permanentemente come insopportabile. Nel 2021, la RTE ha ricevuto 307 (4,6%) segnalazioni in questa categoria. 

Infine, al momento della registrazione delle segnalazioni, la RTE utilizza la categoria residua

altre affezioni. Queste sono condizioni che non sono classificabili tra le categorie precedenti, ad esempio una sindrome del dolore cronico o una rara malattia ereditaria. Si trattava di 205 (3%) nel 2021.

  • Età: da 12 a 17 anni:       1, 

da 18 ai 30 anni:      25 (0,4%), 

da 31 a 40 anni:      51 (0,7%),

da 41 a 50 anni:    134 (2,5%), 

da 51 a 60 anni:    635 (9,4%), 

da 61 a 70 anni: 1.469 (19,2%), 

da 71 a 80 anni: 2.659 (34,7%), 

da 81 a 90 anni: 2.016 (26,3%), 

da 91 anni in poi:    586 (8,8%). di cui 30 pazienti centenari, il più anziano 105 anni.

  • Medico segnalante: 

Medico curante – in genere il medico di famiglia: 6.148 (80,2%), 

specialista geriatrico:               265 (4%),

specialista ospedaliero:               362 (4,7%), 

altri medici tra cui quelli appartenenti al Centro:    891 (13,3%); 

  • Luogo del decesso:
    • Abitazione: 5.676 (81,2%), 
    • hospice:    511 (6.7%), 
    • case di riposo: 674 (8,8%), 
    • ospedale:    134 (1,7%), 
    • altri:    123 (1,6%). 

Considerando la complessità di alcuni casi sovente il medico che applica l’eutanasia consulta il CENTRO. Il compito del CENTRO è, oltre al supporto e l’informazione a medici curanti, l’intervento diretto nell’applicazione dell’eutanasia. Anche i medici che per ragioni ideologiche non applicano l’eutanasia oppure non vogliono intervenire quando si tratta di pazienti non (ancora) nello stato terminale o nei casi complessi (circa 20% dei medici olandesi), rimandano i loro pazienti al detto Centro. Capita anche che il paziente o la sua famiglia cercano contatto direttamente con il Centro.

Per quanto riguarda la complessità dei casi, in 2021 il Centro è intervenuto per 

  • pazienti psichiatrici in 83 casi -77,3% dei casi segnalati nel 2021:
  • pazienti dementi in 99 casi – 46,0%;
  • pazienti che soffrono di un accumulo di affezioni in 105 casi – 44,7%. 

In totale i medici collegati al Centro sono intervenuti 1.123 volte contro 916 nel 2020 (più 10,9 %).

Per 32 segnalazioni è stata concessa l’eutanasia contemporaneamente a 16 coppie (duo eutanasia). Va da sé che ogni caso deve soddisfare individualmente i criteri di accuratezza richiesti dalla Legge. Inoltre, entrambi i partner devono essere visitati da un diversi consulente per garantire la valutazione indipendente della richiesta.

Casi non conformi ai requisiti di accuratezza

Per confermare la severità dell’RTE nel giudicare le segnalazioni seguono sinteticamente i alcuni casi (su 6.938 – 0,09%), giudizi che sono stati inviati al Pubblico Ministero. Attualmente dei 7 casi  5  sono stati archiviati. L’RTE verifica se il medico abbia seguito le direttive sulla base dell’EuthanasieCode2018 (1) che sono l’interpretazione dei requisiti di accuratezza e dei chiarimenti soprattutto riguarda i casi complessi (demenza, malati psichiatrici ecc.)

Detti requisiti, stabiliti dalla Legge – articolo 2, sono:

  • deve trattarsi di una richiesta volontaria, consapevole, incondizionata e ben ponderata del paziente;
  • deve trattarsi di una sofferenza insopportabile, senza alcuna speranza di miglioramento per il paziente;
  • il medico abbia informato il paziente della situazione clinica in cui si trovava e sulle prospettive che ne derivano; 
  • il medico e il paziente devono giungere alla convinzione che per la situazione in cui il paziente si trova non vi è alcun’altra soluzione; 
  • deve essere consultato almeno un altro medico indipendente, non coinvolto nella cura del paziente; 
  • l’eutanasia e l’assistenza al suicidio devono essere attuati in maniera scrupolosa dal punto di vista medico. 

Seguono alcuni giudizi della Commissione dove ha ritenuto che il medico curante non ha operato secondo i suddetti requisiti di accuratezza

Primo casoGiudizio 2021-142: Dubbi sull’indipendenza del medico consulente

Il consulente era paziente del medico curante. La RTE è del opinione che deve essere evitato qualsiasi situazione di conflitto d’interesse. Va sottolineato che solo il medico che sarà l’esecutore dell’eutanasia è responsabile per la procedura. Solo lui che ha il potere decisionale finale e non può appellarsi al consigli di altri medici consulenti. La mancanza dell’indipendenza non ha influito sulla corretta applicazione dell’eutanasia.

Secondo caso – Giudizio 2021-92: Esecuzione dell’eutanasia da un infermiere sotto la supervisione del medico

Sulla richiesta di un medico è stato posizionato il giorno dell’esecuzione da una infermiere specializzata l’ago di infusione. Quando il medico arrivò a casa del paziente, il medico vide che si trattava di un ago nella caviglia. Per prima cosa ha iniettato, senza problemi, una soluzione salina e un antidolorifico. Ma quando ha voluto iniettare il farmaco che induce il coma, ha notato una forte resistenza. Quella resistenza le ha impedito di somministrare detto farmaco. Muovendo il rubinetto dell’ago non ha cambiato la situazione, il medico ha chiamato l’infermiere pensando che l’ago non fosse inserito bene. L’infermiere ha controllato l’ago e non ha costatato alcun problema. Il medico poi ha dato il farmaco all’infermiere che lo ha iniettato. Il medico ha successivamente dichiarato che la resistenza fosse causato dalla viscosità della sostanza. Dopo che il medico ha accertato la profondità del coma ha dato il farmaco letale al infermiere per l’iniezione.

L’RTE ha giudicato l’operato non conforme alla scrupolosità professionale, perché non poteva delegare all’infermiere le iniezioni dei farmaci. L’RTE ha accertato che il medico ha mantenuto la regia dell’esecuzione e che il fatto non ha influito sulla procedura dell’eutanasia.

Terzo caso.  Giudizio 2021-76: Motivazione insufficiente dell’esistenza della sofferenza senza speranza-

La segnalazione riguarda l’eutanasia di una donna con un disturbo “borderline” di personalità (le persone con questo disturbo soffrono di forti cambiamenti del loro umore, pensieri e comportamenti). Quel disturbo era accompagnato da caratteristiche antisociali (non tenendo conto dei sentimenti e dei desideri di altre persone). C’era regolarmente una deregolazione psicotica (una perdita di presa sulla realtà). La donna aveva subito diversi trattamenti psichiatrici per il suo disturbo durante molti anni, tra cui ricoveri multipli in ospedali psichiatrici. Nessuno dei trattamenti aveva avuto un effetto positivo duraturo. A causa delle conseguenze del tentato suicidio e del diabete, la donna era anche in cattive condizioni fisiche. Tre anni prima della morte, le divenne sempre più chiaro che la sua sofferenza non sarebbe diminuita e da allora ha parlato regolarmente con il medico del suo desiderio di morire. Il medico ha accettato di esaminare la richiesta di eutanasia. Il medico consulente ha consigliato di consultare uno psichiatra. Lo psichiatra ha accertato la capacità della donna di intendere e volere ma non il grado della sua sofferenza né la possibilità di soluzioni alternative. Il medico curante ha dichiarato davanti alla Commissione che ha fatto affidamento sulla conoscenza del consulente e dello psichiatra delle procedure da seguire data la complessità delle condizioni mediche della donna prendendo per buono risultando dei pareri emessi.

La Commissione ha ribadito che solo il medico curante è responsabile per l’applicazione dell’eutanasia e quindi deve accertare lui stesso se i requisiti di accuratezza siano rispettati. Conseguentemente la Commissione ha deciso che il medico ha motivato insufficientemente la mancanza di prospettive e di un’altra soluzione ragionevole.

Quarto caso – Giudizio 2921 – 81: Motivazione insufficiente della capacità decisionale del malato e della volontarietà e ponderatezza 

Questo segnalazione riguarda una donna con sindrome da stress post traumatico (PTSD). C’era una sofferenza mentale che si manifestava anche fisicamente in attacchi di crampi muscolari che diventavano sempre più frequenti e più forti. Nonostante il fatto che la donna abbia partecipato motivata a vari trattamenti psicoterapeutici, la sua situazione non è migliorata. I farmaci usati hanno avuto solo un effetto temporaneo. Anche la fisioterapia e il supporto sociale non avevano avuto successo. Alla fine, solo l’iniezione di diazepam (un sedativo) è rimasta come controllo dei sintomi. Per quell’iniezione, la donna dipendeva da altri.

Visto che si trattava di una malattia psichiatrica secondo l’EutanasieCode 2018 oltre alla consulenza del secondo medico, il medico avrebbe dovuto consultare uno psichiatra. Invece ha chiesto l’intervento di uno psicologo clinico con grande esperienza perché riteneva la persona più indicata per giudicare la condizione di salute del suo paziente. Siccome mancava nelle relazioni chiare indicazioni del medico curante e lo psicologico sulla capacità di intendere e volere e la continuità della richiesta, la Commissione ha invitato i due medici per maggiori chiarimenti. I due medici hanno dichiarato verbalmente che non esistessero i minimo dubbi in merito. Mentre la Commissione ha giudicato che l’intervento dello psicologo era stato adeguato, la Commissione ha giudicato che il medico curante non ha motivato nella segnalazione che la donna era capace di intendere e volere e che si trattava di una richiesta volontaria e ponderata.

Quinto caso – Giudizio 2021 – 81: Il medico non ha rispettato il criterio della scrupolosità dell’esecuzione. 

L’esecuzione di questa eutanasia è stata resa più difficile perché il paziente non è entrato in coma dopo l’iniezione del farmaco previsto. Ciò è accaduto dopo una seconda dose del farmaco. Quando l’uomo era in coma, il medico le ha somministrato il rilassante muscolare. Sfortunatamente, l’uomo non è morto entro il tempo stabilito secondo linee guida. Il medico si è quindi reso conto che l’ago probabilmente non era stato posizionato correttamente. Ha deciso di farlo di nuovo e aveva bisogno di un nuovo ago. Poiché non aveva quell’ago con sé, doveva andare in un’altra stanza del hospice.

Il medico davanti alla Commissione ha dichiarato che effettivamente non ha rispettato il criterio della scrupolosità dell’esecuzione, ma ha agito nel migliore dei modi nelle circostanze.

La Commissione è del parere che in casi di problema durante l’applicazione dell’eutanasia, il medico deve intervenire subito. Inoltre, il medico non avrebbe dovuto lasciare solo il paziente, né lasciare incustodito il rilassante muscolare. Tutto ciò ha convinto la Commissione che il medico non ha agito secondo il requisito della scrupolosità dell’esecuzione, mentre ha rispettato gli altri requisiti di accuratezza.

Johannes Agterberg 15 luglio 2022

Fonte: Rapporto Annuale 2021 delle Commissioni Regionali di Controllo Eutanasia – Paesi Bassi

1) Si tratta dei volumi:

  • Fine-vita volontario in Olanda – per chi ne vuol sapere di pià
  • Fine-vita volontario – Linee guida per l’applicazione dell’eutanasia e della assistenza medica al suicidi.

Autore Johannes Agterberg, editi da NewPress Edizioni S.r.l.. Lomazzo (CO)

È stata pubblicato il comunicato stampa della Commissione Federale di Valutazione e Controllo Euthanasia, che riguarda i dati dell’eutanasia per l’anno 2021

È stato pubblicato il comunicato stampa riguarda la presentazione della relazione della Commissione Federale di Valutazione e Controllo Eutanasia (la FCCEe)) con i dati dell’eutanasia per l’anno 2021. Un’analisi dettagliata di detti dati sarà pubblica nella relazione biennale (2020/21) della Commissione, che sarà pubblicata in seguito.

Leggero incremento delle segnalazioni e natura dei casi (i dati tra parentesi si riferisconio al 2020)

Nell’anno 2021 c’è stato un leggero incremento del numero di segnalazioni di eutanasia ricevute dalla Commissione: da 2.444 nel 2022 a 2.699 nel 2021 (più 10,6%) ma sostanzialmente in linea con l’anno 2019 (2.655 casi).

Seguono alcuni dettagli sulla natura dei casi:

Lingua:             fiammingo:     2006 – 77,3%               (1.836 – 75,1%);                                                   francese:         693 – 25,7%                (608 – 24,9%);

Sesso:             donna:             1.327 – 50,8%              (1.223 – 50,0%);

                        uomo:              1.372 – 49,2%             (1,221 – 50%);

Metodo:         In Belgio è consentito solo l’eutanasia.

Natura dell’affezioni:

tumori: 1.696 – 62,8%            (1.569 – 64,2%);

affezioni del sistema nervoso (SLA, Parkinson): 213 -7,9%    (187 – 7,7%);

affezioni del cuore e dei polmoni (non causato da un tumore): 162 – 6,0%        

(149 – 6,1%);

combinazione di affezioni (poli patologia): 478 – 17,7%       (421 – 17,2%);

disturbi psichiatrici e cognitivi: 51 – 1,9% (43 (1,8%), in linea con il 2019 – 49 casi (1,8%);

Altre affezioni: 101 – 3,8%     (75 – 3,2%).

Natura della sofferenza:       

fisico e psichico:          2.162 – 80,1%             (2.068 – 84,6%);

solo fisico:                   481 – 17,8%                (329 – 13,5);

solo psichico (non da confondere con affezioni psichiatriche): 56 – 2,1%     (47 – 1,9%). 

Età:                 minori:                        0                                  (1);

da 18 a 59 anni:          329 – 12,3%                 (300 – 12,3%);

da 60 a 69 anni:          537 – 19,9%                 (300 – 12,3%);

da 70 a 79 anni:          746 – 27,6%                 (704 – 28,8%);

da 80 a 89 anni;          791 – 29,3%                (664 – 27,2%);

da 90 anni in poi         294 – 10,6%                (260 – 10,6&)

Stato della malattia:

terminale: 2.269 – 84,0%, di cui 73,1% malati sofferenti di tumore (2.133 – 88,5% di cui 78.8%% malati sofferenti di un tumore);

non terminale: 430 – 16%      (311 – 11,5%): incremento originato soprattutto da casi di poli patologia, nel 2021 – 191 contro 143 nel 2020 (più 43%).

Luogo del decesso:

abitazione:                              1465 – 54,3% (1.325 – 54,2);

ospedale:                                799 – 29,6%    (756 – 30,9%);

case di riposo e di cura:          387 – 14,3%    (301 – 12,3%);

altri:                                         48 – 1,8%       (62 – 2,5%).

Pendio scivoloso

I decessi in seguito all’eutanasia di malati psichiatrici e dementi nel periodo 2018/2021 erano rispettivamente 57 (2,4%) – 49 (1,8%) – 43 (1,8%) e 51 (1,9%). La stabilità dei casi mostra la prudenza dei medici nell’applicazione dell’eutanasia per questa categoria di malati, segno che del pendio scivoloso non c’è l’ombra.

Altre osservazioni e spiegazioni

Il gruppo di pazienti più importante in numero sono i pazienti con una malattia oncologica. Riguardava principalmente il tumore dell’apparato digerente, le vie respiratorie e il seno. I motivi per richiedere l’eutanasia includevano metastasi sintomatiche non curabili, esaurimento delle opzioni terapeutiche o il probabile insuccesso di altre, estesa recidività del tumore – non trattabile e fallimento delle cure palliative convenzionali. Il processo inarrestabile di deterioramento e/o paura di ulteriori sofferenze senza prospettive, causa inoltre sofferenze psicologiche. È stato ripetutamente riportato che i trattamenti palliativi convenzionali non erano in grado di controllare il dolore in modo accettabile per l’individuo.

Dopo le malattie oncologiche, la poli patologia è il motivo più importante per richiedere eutanasia. Il numero di segnalazioni riguardanti la polipatalogia di segnalazioni è rimasto stabile nel 2021. Più del 71% di questa categoria aveva più di 80 anni. Soffrivano di una combinazione di diverse condizioni gravi e incurabili e per quasi 50% il loro decesso non era previsto a breve termine.

La sofferenza dei pazienti con poli patologia è sempre causata da una combinazione di varie condizioni croniche che evolvono verso uno stadio finale. Anche nella poli patologia la sofferenza deve avere una base medica. La sensazioni di vita compiuta, la stanchezza di vivere o la vecchiaia, in assenza di una condizione grave e incurabile, non costituiscono motivo per richiedere l’eutanasia.  

Il numero di richieste di eutanasia eseguito sulla base di disturbi psichiatrici e cognitivi rimane stabile e è piuttosto basso. In tutti questi casi è stato possibile stabilire che i requisiti stabiliti dalla legge erano soddisfatti (un paziente capace di intendere e volere, una richiesta scritta, una condizione clinicamente disperata, una sofferenza insopportabilmente persistente e intrattabile causata da una malattia grave e incurabile e una richiesta ripetuta).

  • Disturbi psichiatrici

Nel corso del 2021 è stata applicata l’eutanasia su 24 pazienti psichiatrici. Il numero di pazienti è rimasto sostanzialmente invariato rispetto al 2020 e 2019 (22 nel 2020 e 25 nel 2019). Per tutti i pazienti si trattava di un processo di una malattia psichiatrica e di trattamenti, che è stato alla base della richiesta. Tutti i casi sono stato considerati non curabili dai medici segnalanti.

  • Disturbi cognitivi

Il numero di pazienti, capace di intendere e volere, con disturbi cognitivi come l’Alzheimer, è rimasto stabile rispetto al 2020 e al 2019. (26 nel 2021, 22 nel 2020 e 26 nel 2019). Per demenza si intende una condizione incurabile in cui sono influenzati sia il contenuto della coscienza che il grado di coscienza.

 Violazione dei requisiti di accuratezza

Nessun caso di violazione dei requisiti richiesti dalla legge era di una tale gravità da rinviare il medico al Pubblico Ministero.

Johannes Agterberg                                                19 aprile 2022

Il Centro Esperienza Eutanasia è stato costituito nel 2012 per assistere malati che vista la loro condizione di salute, potrebbero accedere all’eutanasia ma il medico curante non è disposto ad aiutare il paziente per motivi ideologici oppure il caso è molto complesso tale che il medico curante non è in grado di valutarlo. Il Centro risponde anche a domande da medici su casi particolari ed eventualmente li assiste nella valutazione delle richieste di eutanasia. Collabora inoltre alla formazione di medici SCEN (Supporto e Consulenza Eutanasia Paesi Bassi), un gruppo di medici specializzati nella valutazione delle richieste di eutanasia.

Nel periodo 1° settembre 2019 – 31 agosto 2020 sono ricevute 2.790 richieste contro 2.564 per l’anno solare 2018, 11 percento in più, le richieste accolte sono state 848 contro 727 in 2018, un incremento di 17 %, incrementi in linea con le previsioni nonostante uno stop di sei settimane nell’accogliere le richieste di pazienti. Quindi la pandemia non ha avuto influenza sull’attività del Centro. Lo stesso vale per le segnalazioni ricevute dalla Commissione di Controllo Eutanasia che riguarda tutto il paese.   

Considerando la maggiore attenzione del pubblico ministero per i casi complessi di eutanasia, il Centro ha dedicato più tempo all’analisi delle richieste pervenute da pazienti. Anche le richieste d’informazione da medici, specialmente nei casi complessi, sono incrementate per la stessa ragione.

La suddivisione delle richieste ricevute e quelle accolte è la seguente:

Natura dell’affezione

N. richieste ricevute

In % del totale

N. richieste accolte

In % del totale

In % delle richieste ricevute

Nessuna diagnosi

36

1

0

N.a.

N.a.

Combinazione di affezioni

358

13

103

12

29

Altre somatiche

501

18

207

25

41

Tumore

512

19

215

26

42

Demenza

286

10

104

12

36

Psichiatriche

751

27

63

7

8

Accumulo di affezioni della vecchiaia 

346

12

156

18

45

Totale

2.790

100

848

100

30

 Le cifre di questi 12 mesi sono in linea con quelle degli anni precedenti.

Delle richieste di eutanasia accolte 30% è applicato da medici del Centro e il 70% dai medici curanti.

Circa 18% dei richiedenti eutanasia muore in modo diverso. Per esempio: perché la richiesta è ricevuta troppo tardi per permettere al Centro una valutazione completa. In tal caso, quando si tratta di malati di tumore, si applica sovente la sedazione palliativa,

Circa 19% dei richiedenti ritira la richiesta. Il confronto con la concretizzazione del desiderio di morire può fare venire meno detto desiderio in quello specifico istante.

Per circa 16% delle richieste non sono stati rispettati i criteri di accuratezza previsti dalla legge e per 17% la richiesta non può essere accolta per altri motivi.

Dall’analisi del perché il medico curante non accoglie una richiesta di eutanasia risulta che:

  • Per 37% si tratta di dubbi per quanto riguarda i criteri di accuratezza;
  • Per 31% si tratta di ragioni ideologiche o personali (Attenzione: si tratta quindi di circa 860 casi che vanno comparati con il totale di casi di eutanasia in un anno nei Paesi Bassi cioè circa 6.200 quindi si tratta di circa 14%. La conclusione è che l’obbiezione di coscienza è un fenomeno limitato).
  • Per 23% si tratta di mancanza di esperienza per quanto riguarda il caso specifico;
  • Per 5% la relazione con il paziente;
  • Per altri motivi 4%.

Il Centro opera con 72 squadre ambulanti, distribuite su tutto il paese, composte di un medico, un infermiere e uno specialista dove necessario. Questa distribuzione permette che il malato può morire a casa, desiderio di quasi 80% dei malati che vogliono morire dignitosamente attorniato dai loro cari.

Johannes Agterberg, 14 ottobre 2020

Fonti:              Sito Centro Esperienza Eutanasia:

Libro Libertà di decidere – fine-vita volontario in Olanda di Johannes Agterberg (editore NewPress S.r.l. Cermenate – CO)      

Come stabilito dalla legge l’Ufficio di Stato della Medicina Legale ha emesso il sommario annuale dei casi segnalati di prescrizioni di medicinali letali a pazienti che ne hanno fatto richiesta per morire in modo dignitoso, durante il periodo 1° agosto – 31 dicembre 2019.

La legge è stata approvata il 12 aprile 2019 ed è entrata in vigore dal 1° agosto 2019. Il numero delle segnalazioni è molto basso come vedremo in seguito. Le cause sono il breve periodo di osservazione e il fatto che la legge non è ancora molto conosciuta tra la popolazione e le incertezze iniziali dei medici curanti, fattori che si è anche visti in altri Stati e paesi dopo la legalizzazione dell’eutanasia e o l’assistenza al suicidio. Si vogliono alcuni anni prima che una legge di questa natura sia portata alla conoscenza dei cittadini e che i dubbi dei medici siano rimossi.

Dodici sono i casi segnalati, ugualmente divisi tra uomini e donne, undici bianchi e un asiatico, nove con la laurea breve o superiore, sette malati di cancro e tre di malati degenerative (SLA), l’età media 71 anni e dieci persone sono decedute a casa.

Anche se i numeri sono limitati le tendenze sono in linea con quanto visto in altri stati federali e paesi.

La proposta di legge presentato nello Stato Massachusetts’ ricalca in grande linea quella in vigore nel New Yersey. Per il contenuto si rimanda a detta proposta, descritta nel punto precedente.

Johannes Agterberg – 16 agosto 2020

È stato presentato il comunicato stampa che riguarda la relazione della Commissione Federale di Valutazione e Controllo Eutanasia (La Commissione) con i dati dell’eutanasia per l’anno 2019. Un’analisi dettagliata di detti dati sarà pubblica della relazione biennale (2018 e 2019) della Commissione, che sarà pubblicata in seguito.

Leggero incremento delle segnalazioni e natura dei casi
Nell’anno 2019 c’è stato un leggero incremento del numero di segnalazioni di eutanasia ricevute dalla Commissione: da 2.357 nel 2018 a 2.655 nel 2019 (più 11,6%%).
Seguono alcuni dettagli sulla natura dei casi:

  • Lingua: fiammingo: 2.053 (77,3), 602 (22,7%)
  • Sesso: donna: 1.254 (47,2%), uomo: 1.401 (52,8%);
  • Metodo: In Belgio è consentito solo l’eutanasia.
  • Natura dell’affezioni: tumori: 1.659 (62,5%), affezioni del sistema nervoso (SLA, Parkinson): 231 (68,7), affezioni del cuore e dei polmoni (non causato da un tumore): 175 (6,6%), combinazione di affezioni: 460 (17,3%), affezioni psichiatriche e demenza: 49 (1,8%), altre affezioni: 81 (3,0%). Questo quadro non si scosta sostanzialmente dalla situazione olandese (vedi il mio articolo del 27 aprile 2020.
  • Natura della sofferenza: fisico e psichico: 2.199 (82,8%), solo fisico: 341 (12,8%), solo psichico non da confondere con affezioni psichiatriche) 115 (4,3%).
  • Età: minori 1, da 18 a 29 anni: 7 (0,3%), da 30 a 39 anni: 31 (1,2%), da 40 a 49 anni; 65 (2,4%), da 50 a 59 anni: 220 (8,3%), da 60 a 69 anni: 532 (20%), da 70 a 79 anni: 755 (28,4%), da 80 a 89: 739 (27,8%), da 90 anni in poi: 305 (11,5%).
  • Medico segnalante: Medico di famiglia: 840 (31,6%), specialista: 906 (34,1%%), specialista palliativista: 204 (7,7%), medici appartenenti a LEIF/EOL (centri specializzati nell’applicazione dell’eutanasia): 705 (26,6%).
  • Stato della malattia: Terminale 2.207 (83,1%), Non terminale 448 (16,9%).

Luogo del decesso: Abitazione: 1.164 (34,8%), ospedale: 1.016 (38,3%), case di riposo e di cura: 422 (15,9%), altri: 53 (2,0%).
Nessun caso di violazione dei requisiti richiesti dalla legge era di una tale gravità chiedendo il rinvio al Pubblico Ministero.

I decessi in seguito all’eutanasia di malati psichiatrici e dementi nel 2018 erano 57 (2,4%). La diminuzione nel 2019 mostra la prudenza dei medici nell’applicazione dell’eutanasia per questa categoria di malati, segno che del pendio scivoloso non c’è l’ombra.

Johannes Agterberg     6 maggio 2020

È stata pubblicata la relazione delle Commissione Regionale di Controllo Eutanasia (la Commissione) per l’anno 2020.

Discussione sociale

Ha continuato Il dibattito sociale del 2020 sull’eutanasia di malati in stato avanzato di demenza.

Nella relazione per l’anno 2019 le Commissioni avevano auspicato una presa di posizione della Corte Suprema su un caso di un medico geriatrica che è puntualmente pubblicata nel 2020.

Nel 2016 la Commissione aveva giudicato che il medico non aveva applicato correttamente i requisiti di accuratezza nel concedere l’eutanasia a un paziente in avanzato stato di demenza. Più precisamente, secondo la Commissione, la dichiarazione di volontà non era chiara. Il medico controbatteva che aveva interpellato i familiari e operatori sanitari per ottenere la conferma del desiderio del paziente. Il pubblico ministero faceva propria la decisione della Commissione. Il Tribunale poi condannava il medico perché avrebbe dovuto chiedere al paziente, prima dell’applicazione dell’eutanasia, la conferma della sua volontà. Ha anche considerato che la somministrazione di un sonnifero, prima dell’applicazione dell’eutanasia non è una buona pratica medica.

In 2020 la Corte di Cassazione ha assolto il medico, il Procuratore Generale ha presentato cassazione alla Corte Suprema nell’interesse della legge del 2002, con lo scopo di ottenere il chiarimento sulla validità della dichiarazione di volontà, redatta in tempi non recenti, nel caso che il paziente si trova in seguito nell’impossibilità di esprimersi circa la conferma del suo desiderio.

La sentenza della Corte Suprema stabilisce:

  1. Quando una dichiarazione di volontà di un malato, con il progredire della malattia è incapace, non è del tutto inequivocabile, non deve essere interpretato solo in base alla sua formulazione“ della richiesta ma devono essere considerate altre circostanze da cui possono essere dedotte le intenzioni del paziente. Esiste quindi uno spazio per l’interpretazione di una richiesta” secondo la Corte Suprema.
  2. La premedicazione può, secondo la decisione successiva della Corte, essere considerato, in certe circostanze, un atto medico accurato “Durante l’applicazione dell’interruzione della vita il medico deve tener conto con un possibile comportamento irrazionale o imprevedibile del paziente. Può essere la ragione per la somministrazione di una premedicazione”.
  3. Sulla questione se è necessario la consultazione con un paziente incapace al momento e il modo dell’applicazione dell’eutanasia, prima della sua realizzazione, la Corte Suprema ha confermato la sentenza della Corte di Cassazione e cioè “una tale conversazione non solo sarebbe privo di senso, perché al paziente mancava la comprensione di questi argomenti, ma potrebbe causare ulteriori agitazioni e irrequietezza”.

In base alla suddetta sentenza le Commissioni hanno aggiornato le linee guida per i medici che applicano l’eutanasia e l’assistenza al suicidio (EuthanasieCode2018 – vedi in seguito).

I casi segnalati alle Commissioni, dove un medico ha applicato l’eutanasia di un paziente incapace, basandosi sulla dichiarazione di volontà scritta, sono pochi. Su 6.938 casi nel 2020 solo due.

Incremento delle segnalazioni e natura dei casi

Nell’anno 2020 c’è stato incremento del numero di segnalazioni di eutanasia ricevute dalle Commissioni; dal 6.361 nel 2019 a 6.938 nel 2020 (più 9,1%). L’eutanasia rappresenta il 4,1% (2019 – 4,2%) del numero totale di decessi nel 2020 (168.566).

Seguono alcuni dettagli sulla natura dei casi:

  • Sesso: donna: 3.376 (48,7%), uomini: 3.562 (51,3%);
  • Metodo: fine-vita volontario su richiesta (eutanasia): 6.705 (96,6%), assistenza al suicidio: 216 (3,1%) e una combinazione dei due metodi – 17 (0,3%);
  • Natura dell’affezioni: tumori: 4.480 (64,6%), affezioni del sistema nervoso (SLA, Parkinson): 458 (6,6%), affezioni del cuore e dei polmoni (non causato da un tumore): 286 (4,8%), combinazione di affezioni: 856 (12,3%), accumulo di malanni della vecchiaia: 235 (3,3%), affezioni psichiatriche: 88 (1,3%), demenza: 170 (2,5%), altre affezioni: 156 (2,2%). I casi segnalati di demenza avanzata sono 2, di cui un giudizio è descritto nel rapporto (caso 2020-88). Lo stesso per un caso di un malato psichiatrico (caso 2020-53).
  • Età: da 12 a 17 anni: 1, 18 a 30 anni: 22 (0,3%), da 31 a 40 anni: 49 (0,7%), da 41 a 50 anni: 178 (2,5%), da 51 a 60 anni: 608 (8,8%), da 61 a 70 anni: 1.452 (20,9%), da 71 a 80 anni: 2.320 (33,4%), da 81 a 90: 1.722 (24,8%), da 91 in poi: 586 (7,9%).
  • Medico segnalante: Medico curante – in genere il medico di famiglia: 5.715 (82,4%), specialista geriatrico: 243 (3,5%), specialista ospedaliero: 324 (4,7%), altri medici tra cui quelli appartenenti al Centro Esperienza Eutanasia: 656 (9,5%);
  • Luogo del decesso: Abitazione: 5.676 (81,8%), hospice: 475 (6.9%), case di riposo: 519 (7,5%), ospedale: 136 (2,0%), altri: 132 (1,9%).

Per quanto riguarda le segnalazioni per demenza, 62 casi (37,6%) riguardavano pazienti tra 80 e 90 anni e 62 casi (36,5%) tra 70 e 80 anni

Per 26 casi si trattava di duo-eutanasie (13 copie). In questa situazione per ogni paziente è stata effettuata la procedura prevista dalla legge, accertando quindi il rispetto dei requisiti di accuratezza.

Considerando la complessità di alcuni casi sovente il medico che applica l’eutanasia consulta il Centro Esperienza Eutanasia. Il compito del Centro è, oltre al supporto e l’informazione a medici curanti, l’intervento diretto nell’applicazione dell’eutanasia. Anche i medici che per ragioni ideologiche non applicano l’eutanasia oppure non vogliono intervenire quando si tratta di pazienti non (ancora) nello stato terminale (circa 20% dei medici olandesi), rimandano i loro pazienti a detto Centro. Capita anche che il paziente o la sua famiglia cercano contatto direttamente con il Centro.

Per quanto riguarda la complessità dei casi, in 2020 il Centro è intervenuto per

  • pazienti psichiatrici in 68 casi (77,3% dei casi segnalati in 2020
  • pazienti dementi in 81 casi (47,6%)
  • pazienti che soffrono di un accumulo di affezioni in 105 casi (44,7%).

In totale i medici collegati al Centro sono intervenuti 916 volto contro 904 nel 2019 (più 1,3 %).

La prudenza del Centro prima di accogliere una richiesta di eutanasia è provata dal rapporto tra richieste ricevute da malati psichiatrici – 708 (2019 n. 717) – e quelle accolte – 68 (2019 n. 62) -, in percentuali 9,6% rispettivamente 8,6%. Lo stesso concetto vale per malati di demenza. Nel 2019 sono state ricevute 236 richieste e accolte 96 (40%). Dati per 2020 non son ancora disponibili.

L’effetto COVID 19

Il COVID 19 ha influenzato notevolmente l’attività delle Commissioni. Comunque, grazie al home-working e maggiore digitalizzazione le Commissioni sono riuscite a mantenere la durata di 29 giorni tra il ricevimento della segnalazione e la pubblicazione del giudizio.

Tra altro è deciso, su richiesta della KNMG (Associazione Olandese dei Medici) che la consultazione del secondo medico, di norma un medico SCEN (Supporto e Consulta Eutanasia Paesi Bassi), può essere effettuato tramite televideo.

In solo 2 segnalazioni si trattava del COVID 19, come base medica. In 4 casi si trattava di infezioni causate dal COVID 19 ma in presenza di altre affezioni gravi. È improbabile la presenza di una relazione diretta causale tra COVID 19 e l’incremento delle segnalazioni.

Casi non conformi ai requisiti di accuratezza

In più occasioni alcuni giornali italiani hanno pubblicate notizie fuorviante per quanto riguarda i casi di eutanasia in Olanda non effettuati secondo i requisiti fissati dalla legge. Per tale scopo ritengo necessario approfondire i due casi (su 6.938 – 0,03%), dove la Commissione ha giudicato che il medico non ha rispettato uno o più requisiti di accuratezza. Detti requisiti, stabiliti dalla legge del 2002 – articolo 2, sono:

  • deve trattarsi di una richiesta volontaria, consapevole, incondizionata e ben ponderata del paziente;
  • deve trattarsi di una sofferenza insopportabile, senza alcuna speranza di miglioramento per il paziente;
  • il medico abbia informato il paziente della situazione clinica in cui si trovava e sulle prospettive che ne derivano;
  • il medico e il paziente devono giungere alla convinzione che per la situazione in cui il paziente si trova non vi è alcun’altra soluzione;
  • deve essere consultato almeno un altro medico indipendente, non coinvolto nella cura del paziente;
  • l’eutanasia e l’assistenza al suicidio devono essere attuati in maniera scrupolosa dal punto di vista medico.
  1. Non è stata evitata l’apparenza di indipendenza tra il medico consulente e il medico curante (giudizio 2020-15);

Il medico curante ha fatto intervenire un consulente (medico SCEN) per avere il giudizio sul rispetto dei requisiti di accuratezza. Dopo la consultazione, il medico curante ha scoperto che Il medico SCEN era registrato come un suo paziente. Il medico ha poi contattato il consulente. Questo era del parere che detto fatto non avrebbe causato problemi per quanto riguarda l’indipendenza. Nella sua relazione il medico curante ha indicato: “Nessun relazione di lavoro o personale. Il medico SCEN è registrato come paziente del medico esecutivo, ma non vi è rapporto di trattamento attivo, né un rapporto collegiale. Il consulente ha confermato detta tesi per quanto riguarda l’indipendenza. Lui ha aggiunto che, “a suo parere, l’indipendenza tra il medico e il medico SCEN in questo caso è sufficientemente garantita”.

La Commissione, dopo aver sentito i due medici, non ha dubbi che in questo caso il giudizio del consulente è da considerare indipendente. Tuttavia, la Commissione ritiene che questa situazione non sia auspicabile perché l’apparenza di non indipendenza avrebbe dovuto essere evitata. Nel Codice Eutanasia 2018 è esplicitamente stabilito che tale relazione tra medico e consulente non consente di agire come consulente.

Entrambi i medici hanno familiarità con il Codice Eutanasia 2018. Inoltre, il consulente e il medico negli anni passati ne hanno parlato.

La Commissione ritiene che il medico e il consulente avrebbero dovuto discutere il rapporto tra loro prima della consultazione. Quando ciò non è accaduto, il medico avrebbe dovuto considerare se era ancora possibile chiedere il parere a un altro consulente. La situazione che si è venuta a creare, cioè l’apparenza di non-indipendenza, avrebbe dovuto essere evitata

La Commissione conclude che il medico non ha rispettato il requisito di accuratezza per quanto riguarda la consultazione.

Gli altri requisiti di accuratezza sono stati rispettati.

Nota: La Commissione non ha ritenuto necessario segnalare il caso al Pubblico Ministero.

  1. Preparazione imperfetta causa una somministrazione alternativa dei mezzi con il risico di dolori per il paziente (giudizio 2020-98)

Con una donna gravemente malato, molto emaciato costretta a letto, tra l’80 e 90 anni era stata concordato di applicare l’eutanasia. Poiché il medico ha una vasta esperienza nell’inserimento di una flebo (lo fa spesso per i colleghi) non si aspettava dei problemi a questo proposito. Tuttavia, sia nelle braccia che nelle gambe della donna non riusciva a trovare una vena adatta.

Il medico ha quindi considerato alternative come chiamare un team specializzato di assistenza a domicilio o l’introduzione di un tubo lungo in ospedale. Tuttavia, la donna non voleva aspettare con l’applicazione. Il medico poteva capirlo. Non voleva, considerando le condizioni della donna trasportala all’ospedale. Non lo è venuto in mente chiedere aiuto al servizio di ambulanza o la possibilità di contattare un anestesista o un radiologo.

Il medico ha poi deciso, come   fatto in precedenza in un caso di emergenza, di somministrare l’eutanica nell’arteria femorale destra. Il vaso è grande e la somministrazione abbastanza facile. La somministrazione dell’agente che induce il coma (tiopental) è andato bene e la donna cadde rapidamente in coma profondo. Il medico non ha avuto l’impressione che la donna stava soffrendo quando somministrava il farmaco. Lei era un po’ irrequieto ma rapidamente ha perso i sensi. Il medico ha controllato la profondità del coma dando uno stimolo doloroso. Successivamente il medico ha somministrato il rilassante muscolare (rocuronio). Quando la donna non è morta, ha somministrato altri 150 grammi di rocuronio. Questa volta nell’arteria femorale sinistra. Dopo di che, la donna è morta rapidamente.

Con questo comportamento, il medico non ha seguito la direttiva “KNMG/KNMP Le linee guida per l’applicazione dell’eutanasia e l’assistenza al suicidio del agosto 2012” *). La commissione ritiene che il medico prima dell’interruzione della vita non si è preparato a sufficienza. Il medico, come consigliato nelle linee guida, avrebbe dovuto verificare, un giorno prima dell’applicazione, event  uali difficoltà nell’inserire un ago per l’infusione. La Commissione tiene conto del fatto che il medico, quando nessuna vena adatta è stata trovata ha considerato le alternative a lui note in quel momento e si è astenuto in modo ragionato.

La Commissione osserva che il medico, somministrando l’eutanica nell’arteria femorale della donna, ha derogato, in modo insolito, dalle linee guida. Consultando alcuni esperti la Commissione osserva che la somministrazione di una sostanza di base, come la tiopental, nell’arteria femorale può portare alla contrazione spasmodica della vena (spasmo arteriosa) e quindi un flusso sanguigno insufficiente (ischemia) c he può causare dolori. Per questo motivo, il metodo di somministrazione usato è sconsigliato. Il medico è convinto invece che la donna non abbia sofferto alcun dolore a causa della calcificazione delle vene e c’erano poche possibilità di crampi della vena. La Commissione concorda con la scelta del medico di rinunciare al trasporto del paziente all’ospedale perché troppo oneroso, rispondendo alla volontà della donna di non ritardare l’eutanasia. Si vede tuttavia costretta a giudicare che il medico non ha effettuato l’interruzione della vita secondo la dovuta attenzione medica.

Gli altri requisiti di due diligence sono stati soddisfatti.

Nota: La Commissione non ha ritenuto necessario segnalare il caso al Pubblico Ministero.

Pur importanti le osservazione della Commissione, si nota che i giudizi non riguardano i criteri di accuratezza principali quali l’insopportabilità della sofferenza, la mancanza di prospettive, la richiesta volontaria e ponderata e la mancanza di altre soluzioni ragionevoli.

Fine-vita volontario in Olanda – per chi ne vuole sapere di più.

In 2018 la Commissione ha pubblicato il “Euthanasie Code 2018”. Riguarda le direttive che i medici e altri operatori sanitari devono rispettare nell’applicazione dell’eutanasia e l’assistenza al suicidio. Fornisce informazioni interessanti sul funzionamento della Commissione, sull’interpretazione dei requisiti di accuratezza e sulle situazioni specifiche come le malattie psichiatriche, la demenza, i minori, l’importanza della dichiarazione di volontà (bio-testamento), la vita compiuta e la sedazione profonda. Ho ritenuto opportuno di tradurre dette direttive, integrandole dove necessario per una maggiore comprensione. Il libro è stato pubblicato in 2019 dalla New Press di Cermenate (CO). Un mio studio approfondito sul fine-vita in Olanda è stato pubblicato in 2017 dallo stesso editore con il titolo “Libertà di decidere – fine-vita volontario in Olanda”.  

 

Johannes Agterberg – e-mail johagterberg@gmail.com.           2 giugno 2021

 

Fonti:    Rapporto annuale 2020 Commissioni di Controllo Eutanasia (il rapporto è disponibile anche nelle lingue inglese, tedesco, francese e spagnolo, scaricabile dal sito www.euthanasiecommissie.nl)

                Rapporto annuale 2020 Centro Esperienza Eutanasia (in olandese)

*) Fra breve sarà pubblicata la traduzione di queste linee guida sul sito www.finevitavolontario,it

È stata presentata la relazione per l’anno 2019 della Commissione Regionale di Controllo Euthanasia (la Commissione). 
Il 17 aprile 2020 la relazione della Commissione Regionale di Controllo Eutanasia (La Commissione) è stata presentata al Ministro della Sanità, il Benessere e lo Sport e al Ministro di Giustizia

Discussione sociale
Il dibattito sociale del 2019 si è concentrata in particolare sull’interpretazione delle richieste di pazienti con demenza avanzata e di pazienti con disturbi psichiatrici. Questi disturbi costituiscono, anche in 2019, una quota molto ridotta (68 casi – 1%) delle richieste di eutanasia. 168 sono stati i pazienti con affezioni degenerative mentali (demenza) di cui I casi di eutanasia per demenza avanzata erano due.
Un processo penale che ha sollevato molto clamore nel 2019, era l’accusa a un medico geriatrico. Nel 2016 la Commissione aveva giudicato che il medico non aveva applicato correttamente i requisiti di accuratezza nel concedere l’eutanasia a un paziente in avanzato stato di demenza. Più precisamente, secondo la Commissione, la dichiarazione di volontà non era chiara. Il medico controbatteva che aveva interpellato i familiari per ottenere la conferma del desiderio del paziente. Il pubblico ministero faceva propria la decisione della Commissione. Il Tribunale poi condannava il medico perché avrebbe dovuto chiedere al paziente, prima dell’applicazione dell’eutanasia, la conferma della sua volontà.
In 2020 la Corte di Cassazione ha assolto il medico, il Procuratore Generale ha presentato cassazione alla Corte Suprema nell’interesse della legge del 2002, con lo scopo di ottenere il chiarimento sulla validità della dichiarazione di volontà, redatta in tempi non recenti, nel caso che il paziente si trova nell’impossibilità di esprimersi circa la conferma del suo desiderio.

Leggero incremento delle segnalazioni e natura dei casi
Nell’anno 2019 c’è stato un leggero incremento del numero di segnalazioni di eutanasia ricevute dalla Commissione; dal 6.126 nel 2018 a 6.361 nel 2019 (più 3,8%). Ma 3,2% meno del 2017 con 6.585 casi.
L’eutanasia rappresenta il 4,2% del numero totale di decessi nel 2019.
Seguono alcuni dettagli sulla natura dei casi:

  • Sesso: donna: 2.952 (48%), uomo: 3.309 (52%);
  • Metodo: fine-vita volontario su richiesta (eutanasia): 6.092 (95,8%), assistenza al suicidio: 245 (3,9%) e una combinazione dei due metodi – 24 (0,4%);
  • Natura dell’affezioni: tumori: 4.100 (64,6%), affezioni del sistema nervoso (SLA, Parkinson): 408 (6,4%), affezioni del cuore e dei polmoni (non causato da un tumore): 251 (3,9%), combinazione di affezioni: 846 (13,3%), accumulo di malanni della vecchiaia: 172 (2,7%), affezioni psichiatriche: 68 (1,0%), demenza: 162 (2,5%), altre affezioni: 167 (2,7%).
  • Età: da 18 a 30 anni: 15 (0,2%), da 31 a 40 anni: 45 (0,7%), da 41 a 50 anni; 163 (2,5%), da 51 a 60 anni: 587 (9,2%), da 61 a 70 anni: 1.336 (21,0%), da 71 a 80 anni: 2.083 (32,7%), da 81 a 90: 1.628 (25,6%), da 91 in poi: 504 (7,9%), nessuna segnalazione per  minori tra 12 e 17 anni.
  • Medico segnalante: Medico curante: 5.290 (83,2%), specialista geriatrico: 269 (4,2%), specialista ospedaliero: 361 (5,7%), altri medici tra cui quelli appartenenti al Centro Esperienza Eutanasia: 441 (6,9%);
  • Luogo del decesso: Abitazione: 5.098 (80,2%), hospice: 480 (7,5%), case di riposo: 504 (7,9%), ospedale: 178 (2,8%), altri: 101 (1,6%).
    Per quanto riguarda le segnalazioni per demenza, 71 casi (44%) riguardavano pazienti tra 80 e 90 anni.
    Per 34 casi si trattava di duo-euthanasie (17 copie). In questa situazione per ogni paziente è stata effettuata la procedura prevista dalla legge, accertando quindi il rispetto dei requisiti di accuratezza.
    Considerando la complessità di alcuni casi sovente il medico che applica l’eutanasia è collegato al Centro Esperienza Eutanasia. Il compito del Centro è, oltre al supporto e l’informazione a medici curanti, l’intervento diretto nell’applicazione dell’eutanasia. Anche i medici che per ragioni ideologiche non applicano l’eutanasia oppure non vogliono intervenire quando si tratta di pazienti non (ancora) nello stato terminale (circa 20% dei medici olandesi), rimandano i loro pazienti a detto Centro.Capita anche che il paziente o la sua famiglia cercano contattano direttamente con il Centro.
    Per quanto riguarda la complessità dei casi, in 2019 il Centro è intervenuto per
  • pazienti psichiatrici in 52 casi (76,4%);
  • pazienti dementi in 84 casi (51,9%)
  • pazienti che soffrono di un accumulo di affezioni in 88 casi (51,1%).
    In totale i medici collegati al Centro sono intervenuti 904 volto contro 726 nel 2018 (più 24,5%).
    Casi non conformi ai requisiti di accuratezza
    In più occasioni alcune testate italiane hanno pubblicate notizie fuorviante per quanto riguarda i casi di eutanasia in Olanda non effettuati secondo i requisiti fissati dalla legge. Per tale scopo ritengo necessario approfondire i quattro casi (su 6.361 – 0,06%), dove la Commissione ha giudicato che il medico non ha rispettato uno o più requisiti di accuratezza. Detti requisiti, stabiliti dalla legge del 2002 – articolo 2, sono:
    • deve trattarsi di una richiesta volontaria, consapevole, incondizionata e ben ponderata del paziente;
    • deve trattarsi di una sofferenza insopportabile, senza alcuna speranza di miglioramento per il paziente;
    • il medico abbia informato il paziente della situazione clinica in cui si trovava e sulle prospettive che ne derivano;
    • il medico e il paziente devono giungere alla convinzione che per la situazione in cui il paziente si trova non vi è alcun’altra soluzione;
    • deve essere consultato almeno un altro medico indipendente, non coinvolto nella cura del paziente;
    • l’eutanasia e l’assistenza al suicidio devono essere attuati in maniera scrupolosa dal punto di vista medico.
      1) Il consulente deve vedere il paziente (giudizio 2019-12);
      Si trattava di una donna tra 70 e 80 anni. Aveva avuta una grave emorragia celebrale, era paralizzata da un lato, con afasia che non le permetteva di comunicare. La donna soffriva in modo insopportabile. La guarigione non era possibile. La condizione nella quale versava la donna, era quella prevista nella sua richiesta di eutanasia, confermata nella sua dichiarazione di volontà.
      Il consulente, interpellando il personale medico curante dell’ospedale, aveva concluso che una visita del paziente non aveva senso visto l’impossibilità di comunicare con la donna. L’informazione ricevuta dal medico curante e la chiarezza della dichiarazione di volontà per il consulente erano sufficiente come base per la sua relazione. Secondo la Commissione una visita sarebbe stata utile per rafforzare la conferma della condizione gravissima nella quale versava la donna. Nel giudizio la Commissione conferma detta tesi e stabilisce che gli altri requisiti di accuratezza sono stati rispettati.
      2) Consultazione di un consulente indipendente anche se due psichiatri indipendenti sono stati consultati (giudizio 2019-15): 
      Una donna tra 70 e 80 anni, a causa di esperienze traumatiche in giovane età, era affetta di diverse affezioni psichiatriche. Dopo anni di trattamenti la donna non era più in grado di lottare e si sentiva impotente. Provava la sua esistenza di poco valore e voleva morire in modo dignitoso. Il medico di famiglia ha interpellato due psichiatri che hanno giudicato la donna capace di intendere e volere e uno confermava l’insopportabilità delle sue sofferenze. Il medico di famiglia aveva chiesto a uno dei consulenti anche un parere che nell’ambito della legge l’eutanasia nel caso specifico era legale. La risposta del consulente non indicava che i requisiti di accuratezza erano soddisfatti. Per questa ragione il medico avrebbe dovuto interpellare un terzo consulente. Il medico ribatteva che ormai la donna non sopportava più visite di psichiatri e infatti dopo la visita del primo consulente-psichiatra la condizione mentale della donna era ulteriormente peggiorata e ancora di più dopo la visita del secondo consulente-psichiatra. Il medico era convinto che una terza visita, puramente formale, era una sofferenza inutile per la donna. Pur riconoscendo il fatto che il medico ha preso carico di un caso molto complesso e il modo coscienzioso del rapporto con la donna, tuttavia la Commissione è del parere che lo specifico requisito non è stato rispettato mentre gli altri sì.
      3) Un altro medico ha chiesto l’intervento di un consulente, il medico curante non ha letto la sua relazione (giudizio 2019-03);In principio il medico curante deve consultare e/o leggere almeno la relazione del consulente. Il medico di famiglia e lo psichiatra che aveva in trattamento il paziente avevano concordato già molto prima dell’applicazione dell’eutanasia, che il medico di famiglia l’avrebbe applicata perché lo psichiatra non aveva esperienza per applicare l’ago di infusione. Lo psichiatra aveva chiesto l’intervento del consulente che poi aveva inviato la sua relazione allo psichiatra. Il medico di famiglia si è basato sull’informazione verbale dallo psichiatra che il consulente ha confermato nella sua relazione che i requisiti di accuratezza erano rispettati e non ha letto lui stesso detta relazione. La Commissione ha giudicato che per quanto riguarda la consultazione il medico di famiglia non ha rispettato detto specifico requisito di accuratezza.
      4) Il medico non ha applicato l’eutanasia secondo la scrupolosità professionale (giudizio 2019-57).

      Si tratta di un caso di assistenza al suicidio. Una donna tra 70 e 80 anni è stato diagnosticato, tre mesi prima del decesso, di un tumore allo stomaco. Il medico di famiglia ha accertato che la sofferenza era insopportabile e non esistevano prospettive di guarigione, parere confermato dal medico consulente. Dopo avere dato il mezzo letale liquido alla donna che poi l’ha bevuto, il medico ha lasciato il paziente solo con il figlio. Sia le direttive della Società Reale Olandese per la Promozione della Medicina (KNMG) sia le direttive della Commissione (Euthanasie Code 2018) richiedono che il medico deve essere presente fino al decesso del paziente anche se questo può comportare una presenza di alcune ore.  La tesi del medico era che ha rispettato il desiderio della donna di rimanere solo con il figlio. Ha osservato la paziente da un altro locale fino al punto che il respiro della donna non era più percettibile e è tornato allo studio senza accertare il decesso della donna. Solo dopo la telefonata del figlio che la mamma era morta, è tornato per accertare il decesso e informare il patologo comunale. La Commissione ha osservato nel suo giudizio che soprattutto nell’assistenza al suicidio esiste il pericolo di complicazioni come per esempio il vomito della bevanda. In quel caso è necessario l’intervento immediato del medico. Per tale ragione la Commissione ha giudicato che uno specifico requisito non è stato rispettato, mentre gli altri sì.

      Detti giudizi sulla non-accuratezza sono inviati al Pubblico Ministero che decide di aprire un’indagine o meno.  Per il momento ciò non risulta.

      Fine-vita volontario in Olanda – per chi ne vuole sapere di più.
      In 2018 la Commissione ha pubblicato il “Euthanasie Code 2018”. Riguarda le direttive che i medici e altri operatori sanitari devono rispettare nell’applicazione dell’eutanasia e l’assistenza al suicidio. Fornisce informazioni interessanti sul funzionamento della Commissione, sull’interpretazione dei requisiti di accuratezza e sulle situazioni specifiche come le malattie psichiatriche, la demenza, i minori, l’importanza della dichiarazione di volontà (bio-testamento), la vita compiuta e la sedazione profonda. Ho ritenuto opportuno di tradurre dette direttive, integrandole dove necessario per una maggiore comprensione. Il libro è stato pubblicato in 2019 dalla New Press di Cermenate (CO).
      Un mio studio approfondito sul fine-vita in Olanda è stato pubblicato in 2017 dallo stesso editore con il titolo “Libertà di decidere – fine-vita volontario in Olanda”.

      Johannes Agterberg – 27 aprile 2020

Recentemente l’Ufficio Centrale di Statistica olandese (il CBS) ha pubblicato uno studio sul tema “Concezioni sull’eutanasia” (Opvattingen over euthanasie). Un riassunto dello studio è stato pubblicato anche in Italia. Per integrare detta informazione descrivo in seguito alcuni aspetti particolari per meglio comprendere i risultati di detto studio.
L’eutanasia era uno dei temi dello studio, effettuato nel 1° trimestre del 2018, con lo scopo di ottenere un quadro dei sentimenti e punti di vista della società civile, secondo percezioni, opinioni e posizioni dei residenti Olandesi. 3.625 persone da 18 anni in poi hanno partecipato.
87% degli intervistati è a favore dell’eutanasia in certe circostanze. La composizione è la seguente: atei e agnostici 98%, cattolici 91%, protestanti progressisti 83%, protestanti conservatori 65% e islamiti 43%.
Si nota dai dettagli che più alta è la formazione scolastica più alta è la percentuale dei favorevoli.
97% degli intervistati che sono venuti in contatto nel loro ambiente con l’eutanasia è a favore, percentuale che scende a 84% per chi che non ha avuto un’esperienza diretta. Risulta che 23% della popolazione indica che nel cerchio dei familiari, amici e conoscenti qualcuno è deceduto in seguito all’applicazione dell’eutanasia, 38% ha avuto esperienze con la sedazione terminale, 25% con (tentativi) di suicidio e 37% non ha esperienza.
54% dei favorevoli s’immagina di chiedere eutanasia, mentre 19% non lo farebbe e 27% non si è espresso.
Detto percentuale del 54% diminuisce a secondo l’orientamento religioso, il minor livello di educazione e del background occidentale.
Per quanto riguarda la possibilità per il medico di rifiutare l’eutanasia 38% è contrario, 40% è d’accordo e 22% non si esprime. Anche in questo caso le percentuali variano a secondo l’orientamento religioso, il livello di educazione, l’età e del background occidentale. 80% degli “accordo” sono però del parere che il medico deve rimandare il paziente ad un suo collega. Più esperienza un intervistato ha con l’eutanasia, suicidi o le cure palliative terminali più è contrario al rifiuto di un medico.
Sono chiesti i pareri su situazioni particolari e spesso complesse con il seguente risultato:
 Demenza avanzata: a favore 80% contrario 11% nessuna opinione
9%
 Affezioni psichiatriche gravi 73% 12% 15%
 Bambini con affezioni gravi 75% 12% 13%
 Stanchezza di vivere 55% 32% 13%
Per quanto riguarda la stanchezza di vivere solo 10% è del parere che la società ha fallito, 51% non condivide quest’opinione. Una risposta che contra dice le posizioni di certi giornali italiani conservatori che sostengono che la mancanza di cure adeguata è la causa di una richiesta di eutanasia. La percentuale del 51% sale per le persone che hanno avuto esperienza con l’eutanasia e il suicidio. 36% dei “favorevoli” ritiene che l’eutanasia debba essere possibile a prescindere dall’età, 51% invece ritiene che debba dipendere dall’età, anche se non c’è consenso da quale età in poi.
Residenti di origini non occidentali specialmente asiatici e africani sono decisamente meno favorevoli per l’eutanasia soprattutto per malati psichiatrici 38% e per persone stanche di vivere 25%.
Anche in questo caso la lezione più importante da trarre non riguardano le virtù, i difetti, i pericoli e le prospettive del modo in cui gli olandesi hanno scelto per legalizzare l’interruzione della vita su richiesta, né i problemi che hanno riscontrato nel raggiungere un controllo efficace, ma la qualità della discussione pubblica.
Forse non è sempre così profonda come uno vorrebbe. Però in nessun'altra parte del mondo queste questioni sono state e sono tuttora discusse in modo così aperto, sistematico, sereno e ponderato e con una tale mancanza di rigidità ideologica e religiosa come nei Paesi Bassi. Altri paesi possono scegliere altre vie, ma difficilmente riescono a ignorare l'esperienza olandese, se non affrontando il dibattito pubblico e politico con modestia, apertura mentale, trasparenza e rispetto.
Finisco con una domanda: perché l’ISTAT non fa uno stadio analogo a quello olandese? Forse perché qualche istituzione non vuole che la visione reale degli italiani sulle questioni di fine-vita sia portata alla luce?


Johannes Agterberg, 8 dicembre 2019

Fonte: CBS Statistische trends – Opvattingen over euthanasie – 2019

Recentemente Le Commissioni di Controllo Eutanasia olandese (le Commissioni) hanno pubblicato il rapporto sull’attività svolta durante 2018.
Le segnalazioni ricevute dai medici sono state 6.126, numero leggermente inferiori (4,4%) a quello del 2017 (6.585), interrompendo il trend dell’incremento continuo da quando la legge è entrata in vigore. Sono iniziate analisi delle cause della diminuzione.
Considerando l’attenzione nei media per il decesso della ragazza olandese Noa Pothoven, si nota che nel 2018 i casi di eutanasia in Olanda di malati psichiatrici, secondo il rapporto delle Commissioni, erano 67 su un totale di 6.585 segnalazioni (4% dei decessi avvenuti in quell’anno o sia 153.328) quindi 1%, mentre le richieste accolte per demenza erano 166 (2,4%), di cui 164 in fase iniziale della malattia e 2 nella fase avanzata. Ho letto il giudizio della Commissione su questo due casi. I medici hanno deciso di accogliere la richiesta alla presenza di una dichiarazione di volontà scritta, redatta dal malato quando aveva ancora la piena capacità di intendere e volere.
In seguito ad un’interrogazione parlamentare il Centro ha iniziato uno studio dei dossier di casi di eutanasia per malattie psichiatriche per il periodo 2012 – 2018, per conoscere i retroscena delle richieste di eutanasia.
Altre informazioni:

  • Le segnalazioni per eutanasia sono state 898 e 212 segnalazioni per l’assistenza al suicidio:
  • La natura della malattia, oltre a quella mentale già menzionata: tumori 4013, altre affezioni non causate da tumori, sistema nervoso 382, cuore e arterie 231, polmoni 189, accumulo di malanni della vecchia (fisiche e psichiche) 205.
  • Luogo del decesso: casa 4919, hospice 491, casa di cura ecc. circa 640;
  • Gender; donna 2935, uomo3191,
  • Età: da 12 al 30 anni: 25, da 31 a 40 anni: 43, da 41 a 50 anni: 181, da 51 a 60 anni: 574, da 61 a 70 anni; 363, da71 a 80 anni: 1.986, da 81 a 90 anni: 1.442, oltre 90 anni; 512.

Sono state accolte le richieste di 3 minori (tra 16 e 18 anni). Ho letto i giudizi espressi dalle Commissioni su questi tre casi. In due casi si trattava di pazienti con rare forme di tumore e un caso di un’affezione neurologica. Le sofferenze erano insopportabili e non esistevano prospettive di miglioramento. Come richiesta dalla legge i genitori erano coinvolti e hanno accolto il desiderio del(la) figlia/o di terminare le loro sofferenze.
Il Centro fine-vita (non è una clinica nel senso fisico) è specializzato nella valutazione di casi complessi come per esempio una malattia psichiatrica e applica l’eutanasia con l’impegno di uno dei suoi team composto con medici, specialisti della natura della malattia del richiedente, oppure assiste il medico durante il processo di accoglimento della richiesta.
Durante il 2018 il Centro ha avuto 2.564 richieste di eutanasia (2017 – 2.487) dalle quali 727 o 28% (2017 – 747 30%) sono accolte.
1153 (45%) richieste riguardavano le malattie psichiche (psichiatriche, demenza e l’accumulo dei malanni della vecchiaia che spesso comprendono un elemento psichico), dalle quali 240 (32%) sono state accolte. Segno della prudenza che i medici osservano prima di raccogliere una richiesta.
Un accenno all’argomento usato dai fautori contro l’eutanasia: il pendio scivoloso.
Negli ultimi anni non è mai stata presentata una denuncia da familiari o terzi poiché un medico ho applicato l’eutanasia o l’assistenza al suicidio senza il consenso del malato. Negli anni 2017 e 2018 (su un totale di 12.711 segnalazioni) 18 casi sono stati trasmessi alla Procura della Repubblica, di cui(al fine marzo 2019) 15 denunce sono state archiviate e 3 sono ancora sotto esame. Pende la denuncia del 2016 di un medico che avrebbe applicato l’eutanasia a un malato in fase avanzata di Altzheimer. Al medico è stato rimproverato di avere applicato l’eutanasia in conformità a una dichiarazione di volontà che non indicava chiaramente che l’eutanasia avrebbe potuto essere concessa nella condizione specifica di salute del paziente.
Ho analizzato inoltre tanti giudizi delle Commissioni di Controllo Eutanasia ma non ho trovato un caso dico uno che ha l’indicazione che potrebbe trattarsi del pendio scivoloso.
I rapporti annuali delle Commissioni sono disponibili oltre all’olandese nelle lingue inglese, francese, spagnolo e tedesco.
Per l’anno 2018 le traduzioni sono in corso (sito www.euthanasiecommissie.nl).

Johannes Agterberg,  10 giugno 2019

Il Centro di fine Vita  (dal 1 gennaio 2020 si chiama Centro Esperienza Eutanasia) è stato costituito per assistere malati che vista la loro condizione di salute, potrebbero accedere all’eutanasia ma il medico curante non è disposto ad aiutare il paziente per motivi ideologici oppure il caso è molto complesso tale che il medico curante non è in grado di valutarlo. Il Centro risponde anche a domande da medici su casi particolari e eventualmente li assiste nella valutazione delle richieste di eutanasia.

Nel 2018 sono ricevuti 2.564 richieste contro 2487 dell’anno precedente, 3 percento in più. Sembra che la situazione si sta stabilizzando. Le richieste accolte sono state 727 contro 747 in 2017, una diminuzione di 3%. Considerando la maggiore attenzione del pubblico ministero per i casi complessi di eutanasia, il Centro ha dedicato più tempo all’analisi delle richieste pervenute da pazienti. Anche le richieste d’informazione da medici, specialmente nei casi complessi, sono incrementate per la stessa ragione.

Le richieste di malati mentali, psichiatrici e anziani che soffrono di un multiplo di malattie, per se non terminali, rappresentano 45% e 32% delle richieste accolte. Le altre richieste accolte riguardano malati di tumori e altre malattie somatiche.

Il Centro opera con 68 squadre ambulanti, distribuito in tutto il paese, composte di un medico, un infermiere e uno specialista dove necessario. Questa distribuzione permette che il malato può morire a casa, desiderio di quasi 80% dei malati che vogliono morire dignitosamente attorniato dai loro cari.

Johannes Agterberg , 15 aprile 2019

La legge C 14 approvata il 17 giugno 2016, che legalizza il suicidio medicalmente assistito (medical assistance ˝in dying – MAID), e stata introdotta gradualmente nelle legislazioni delle varie province del paese ad eccezione dello stato di Nova Scozia.
Dall’introduzione della legge i casi segnalati sono in continuo aumento fino a raggiungere 4.235 in 2018 (2017 – 2.704 casi – + 57%). L’incremento del numero di casi è a mio avviso da attribuire a una maggiore conoscenza della legge, com’è accaduto nei paesi come Olanda e Belgio nei primi anni dopo la legislazione.
La legge prevede all’articolo 241.2 paragrafo 2, che solo persone che si trovano in una condizione di sofferenze intollerabile e che la morte naturale è ragionevolmente prevedibile anche senza una diagnosi che indica il momento preciso del decesso.
In pratica per i malati con sofferenze prevalentemente psichiche, senza che la malattia è terminale, non hanno accesso al MAID.
Non è che il governo, al momento dell’approvazione della legge, era ignaro di questa situazione. Infatti, la legge prevede un riesame indipendente per le misure che riguardano minori maturi, richieste anticipate e malattie mentali come segue.
Articolo 9,1:

  1. Il Ministro di Giustizia e il Ministro della Sanità devono, non oltre 180 giorni dall’approvazione della legge, iniziare un esame indipendente di questioni che riguardano richieste di minori maturi per il MAID, di richieste anticipate, e richieste dove la malattia mentale è l’unica condizione sottostante.
  2. Il Ministro della Giustizia e il Ministro della Sanità devono, non più tardi di due anni dalla data dell’inizio del riesame, portare all’attenzione del Parlamento, una o più relazione riguardante il riesame comprendente le conclusioni e le raccomandazioni.
    Se mantengono la scadenza, il risultato del riesame sarà disponibile entro breve.

Johannes Agterberg

Comunicato stampa Commissioni regionali di controllo eutanasia (in Olanda)

 Nel 2017 le Commissioni Regionali di Controllo Eutanasia hanno ricevuto 6.585 segnalazioni eutanasia (1916:6091). Il 99,8% è stato valutato come “accurato” (2016: 99,9%). Nel 2017, 150.027 persone sono decedute nei Paesi Bassi (1916: 148.973). Nel 4,4% dei decessi è stata applicata l’eutanasia (2016: 4,0%).

La crescita è paragonabile agli anni precedenti.

Quasi il 90% dei casi riguarda pazienti affetti da cancro senza prospettive di guarigione, disturbi del sistema nervoso (come Parkinson, SM, SLA), malattie cardiovascolari, malattie polmonari o una combinazione di questi. Il maggior numero di segnalazioni di eutanasia riguarda la fascia di età 70-80 anni – 2.002 segnalazioni (30,4%), seguita dalla fascia di età 80-90 anni, – 1.634 segnalazioni (24,8%) e 60-70 anni, con 1.405 segnalazioni (21,3%).

Demenza

In tre casi i pazienti si trovavano in uno stadio di demenza più o meno avanzato in cui la dichiarazione di volontà, fatta prima del verificarsi della degenerazione cognitiva, ha avuto un ruolo importante nell’accertare la volontà del paziente. Per altre 166 segnalazioni l’inizio della manifestazione della demenza era la causa della sofferenza.

Disturbi psichiatrici e accumulo di disturbi della vecchiaia

In 83 casi il paziente soffriva in un disturbo psichiatrico. In 293 casi la sofferenza insopportabile e la mancanza di prospettive erano provocate da un accumulo di malattie della vecchiaia, come la cecità, la sordità, l’osteoporosi, artrite, problemi di equilibrio e declino cognitivo. Questi disturbi, spesso degenerativi, occorrono di solito nella vecchiaia.

Accuratezza

Il Presidente del coordinamento delle Commissioni Regionali Eutanasia sostiene che “Nonostante l’aumento del numero delle segnalazioni, la conclusione è che la pratica dell’eutanasia nei Paesi Bassi è applicata in modo molto cauto. I medici rispettano scrupolosamente la legge”.

Il Code of Practice (Codice delle Norme), l’insieme di direttive per medici, farmacisti e collaboratori sanitari è stato aggiornato e sarà pubblicato fra breve insieme con il Rapporto Annuale delle commissioni.

Traduzione Johannes Agterberg, 7 marzo 2018

Commento

Dai casi giudicati dalle Commissioni “non accurati”, quattro sono stati segnalati alla Procura. Si tratta di casi sempre complessi.

  • Nel primo caso il medico ha applicato l’eutanasia di una donna di 67 anni in uno stato di demenza avanzato basandosi sulla sua dichiarazione di volontà (testamento biologico). La donna aveva redatto detta dichiarazione anni fa. La Commissione giudicava che era insufficientemente chiaro se la donna aveva ancora detto desiderio al momento dell’applicazione dell’eutanasia. Inoltre non era certa l’insopportabilità delle sofferenze;
  • Nel secondo caso si trattava di una donna di 80 anni con diversi problemi di salute. Secondo la Commissione il medico non aveva sufficientemente accertato se esistessero altri trattamenti che avrebbero potuto migliorare la condizione del paziente:
  • Il terzo caso riguardava un settantenne sofferente di un tumore che era entrato in coma. Il medico curante ha applicato l’eutanasia in assenza di una dichiarazione scritta di volontà. N.B. Secondo la legge è anche prevista la dichiarazione orale.
  • Nel quarto caso il medico curante accettava troppo presto il desiderio di morie di una donna di ottant’anni che soffriva di enfisema polmonare. Il medico aveva proposto di aumentare la quantità di ossigeno e di farla trasferire in un appartamento a pianterreno per permetterla di uscire da casa più facilmente. La donna ha rifiutato dette soluzioni.

Da considerare che nel rapporto sulla valutazione della legge pubblicato in 2017, i redattori avevano consigliato di fare giudicare dalla giustizia casi complessi con lo scopo di aumentare la chiarezza dell’interpretazione della legge. A mio avviso le Commissioni hanno fatto proprio questa raccomandazione, chiedendo un parere dagli enti giudicanti. Non si tratta quindi del pendio scivoloso ma di una maggiore cautela delle Commissioni di Controllo.

Anche il Pubblico Ministero aveva attualizzato in 2017 le linee guida per eutanasia e assistenza al suicidio. E’ stato indicato più chiaramente che dedicherà più attenzione ai due criteri di accuratezza:

  • La ponderatezza e la volontarietà della richiesta di eutanasia;
  • Se la sofferenza del paziente sia insopportabile e senza prospettive.

Secondo il Procuratore Generale Rinus Otte non è però la causa che il numero di casi “non accurati” è salito. E nemmeno è certo che seguirà un procedimento penale. Abbiamo costatato che i medici operano in buona fede, esistono norme chiare di comportamento professionale, il medico ha una relazione empatica con il paziente e forma il suo giudizio. Ma deve essere chiaro che questo processo è svolto entro i confini della legge attuale.

Johannes Agterberg

Fonti: NRC-Handelsblad del 8 marzo 2018 e Trouw del 8 e 12 marzo 2018